Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Mio caro compagno,
capita, talvolta nella vita, di soffrire di qualche idea fissa, ingigantita da situazioni difficili. Abbiamo il dovere di parlarne e di prendere iniziative adeguate.
Non possiamo continuare a ignorare la destra, a erigere steccati intellettualoidi che la confinino in ruoli di mai dimostrata sudditanza. Le capacità di una destra moderna, liberalmente articolata, collaborativa, attenta a nuove e vecchie, concrete esigenze, non vanno più ignorate ma riscoperte, valorizzate.
Io, ad esempio, con la destra mi ci pulisco il culo.
(Anonimo romano, XXI secolo).
Oggi è una di quelle giornate d'inverno in cui il clima ad Amsterdam è mite ed implacabile. Mite perché tira vento da sud, per cui la temperatura è decisamente più sopportabile rispetto a una normale giornata di inizio febbraio. Implacabile perché il vento è così forte e violento da rendere difficile l'equilibrio di umani e cicli, schiaffeggiati a tradimento in un volteggiare di sciarpe e berretti. In queste giornate lo splendido paesaggio urbano centro-amsterdammer si arricchisce di un elemento rumoroso, affascinante e spaventoso. Il cielo è infatti continuamente solcato da giganteschi aeroplani che seguono l'unica rotta possibile verso il vicino aeroporto di Schiphol in queste condizioni di vento. Tagliano la città da nord a sud, muovendosi così lentamente da apparire come astronavi in perfetta sospensione. E guardandoli ti pare impossibile che non possano appoggiarsi sui tetti delle ricche case del Grachtengordel facendo scendere i passeggeri a scivolo sui tetti spioventi e le facciate inclinate.
Trovo rifugio in uno dei miei caffé preferiti, sopra una chiusa dirimpetto alla Torre di Montalbano e penso a quanto io senta ancora mia questa città, dopo tutti questi anni. Kopje koffie, graag...!
Io non so cosa mi stia succedendo. Non so se è l’età che avanza, i neuroni che si bruciano, i radicali liberi che si mangiano i miei elettroni… Ma sempre più spesso faccio pensieri che mi perplimono profondamente, anche perché sono spesso in totale contraddizione tra loro.
Ci sono giorni in cui mi sento giacobino, perennemente indignato, estremista e desideroso di assistere ad una rivoluzione anche cruenta (magari facendomici addirittura trascinare a dispetto della mia conclamata apatica codardia), pur essendo ben consapevole che sarebbe solo l’anticamera di una nuova e ancora più terribile ondata di riflusso, persino più lunga di quella che ci ha travolti tutti negli ultimi 30 anni.
In altri momenti, invece, il mio cervello produce depositi gassosi sorprendenti, che cerco di espellere perché davvero maleodoranti.
Alcuni esempi?
“Certo, poveraccio Cuffaro, alla fine è l’unico politico che è finito in galera. Mi fa quasi pena, davvero.”
Oppure:
“Ma se avesse davvero ragione Berlusconi? Se le serate di Arcore fossero davvero state solo delle cene condite di video autocelebrativi e canti apicelleschi, senza nessun bunga-bunga? Se l’inchiesta fosse solo l’ennesima macchinazione per sputtanarlo, che oltre tutto non avrà altro risultato se non quello di rafforzare ancora la schiera dei suoi fedelissimi?”.
Ne converrete, sono pensieri piuttosto sorprendenti per il mio cervello.
E per quanto io cerchi di combatterli pensando razionalmente “1-100-1000 Cuffaro! (tutti i mafiosi di merda in galera!)” oppure “Ma sticazzi del bunga-bunga, basterebbe la telefonata fatta per far rilasciare Ruby a costringerlo alle dimissioni e alla perenne interdizione da qualsiasi carica pubblica”, quei pensieri un po’ stracquadanieschi si annidano nella mia testa e ci fanno la tana. E io me ne spavento.
Tanto più che la mia previsione su come finiranno i due casi citati non lascia spazio all’ottimismo.
Cuffaro si farà un po’ di Rebibbia, verrà messo presto ai domiciliari, sconterà la pena con le dovute riduzioni di legge, beneficerà di misure alternative facendo magari un po’ di servizi sociali e alla fine ne uscirà da semi-eroe. Sarà candidato di nuovo al Senato e, se mi sentirei di escludere un suo ruolo istituzionale o di governo, sono convinto che una presidenza di commissione o una vicepresidenza dell’aula non gliela leverà nessuno.
Berlusconi riuscirà ad ottenere il tanto agognato salvacondotto e la fine di tutti i processi a suo carico, a patto di uscire dalla vita politica del paese e godersi la vecchiaia in una delle sue tante residenze dorate. Tanto, a mandare avanti il governo ad aziendam del paese ci penserà sua figlia Marina, che ne raccoglierà l’eredità come descritto da Alessandro Gilioli sul suo blog, solo che tutto avverrà ben prima del 2021.
Dite che è il caso di passare direttamente dai betabloccanti all’eroina?
Il genio politico di Massimo D’Alema condurrà il Partito Democratico dentro l’ennesimo baratro. Alla fine a votare per il PD resteranno solo gli uomini di apparato, che sono ancora tanti ma non credo bastino per vincere le elezioni. Il volere cercare a tutti i costi un asse preferenziale con il cosiddetto Terzo Polo mi appare l’ennesima incredibile cazzata partorita dal cervello di un genio della politica giocata su un tavolo stile Risiko e che non ha ormai nessuna attinenza con la realtà.
Non ritengo di avere un’intelligenza politica particolarmente spiccata (in linea con la mia intelligenza tout-court, una cosa normale…), ma la mia banalissima idea è questa. Il PD avrebbe potuto, grazie alla sua indubbia consistenza numerica, porsi come perno forte di un’alleanza con Vendola e Di Pietro, assumendone la leadership. Fatto e consolidato questo blocco, poi, si poteva eventualmente contrattare coi democristofascisti di Casini, Rutelli e Fini per un’alleanza tattica al fine di liberare l’Italia da Berlusconi e avere una legislatura (una sola, però) di ricostruzione morale della politica italiana. Dopo, ognuno per la sua strada. La sinistra a fare la sinistra, la destra a fare la destra.
Invece no. Anche Bersani è diventato vittima della tafazzista sindrome del “fedeli alla linea anche quando non c’è”, che colpisce regolarmente chiunque provi a guidare (hahahaha!) il PD. Tanto, alla fine, si fa sempre quello che dice D’Alema o quello che dice Veltroni. E si perde sempre. A volte, addirittura, si fa quello che dicono sia D’Alema che Veltroni, contemporaneamente e anche se le cose che dicono sono simili all’apparenza ma diversissime nella sostanza. In questi casi la migliore ipotesi è ritrovare il relitto in fondo alla Fossa delle Marianne.
Buone Feste a tutti, e… mi raccomando!
Al di là del voto dei magnifici tre-tre Domenico Scilipoti, Massimo Calearo e Bruno Cesario, per tacere di quello dell’indigente Razzi che poverino non arriva a pagare il mutuo a fine mese, il culo di Berlusconi è stato salvato da due deputate di Futuro e Libertà. Maria Grazia Siliquini e Catia Polidori hanno mollato all’ultimo momento Gianfranco Fini e hanno votato contro la mozione di sfiducia presentata dalla formazione cui avevano da poco tempo aderito. Sono voti comprati? Non lo so, non credo. Ma, onestamente, mi sembra paradossale, allucinante e incredibile il fatto che siano state 2 donne a salvare Berlusconi. Così come da sempre le donne rappresentano una delle massicce basi del suo elettorato. Io mi chiedo: ma possibile che il più sessista tra i leader politici italiani sia ancora così amato dalle donne di centrodestra e da tante donne che non hanno una opinione politica definita ma subiscono il suo fascino? Vi prego, aiutatemi a capire: cosa ci trovate, ancora oggi, in Berlusconi?
Ma voi ci avete creduto? Io nemmeno per un momento.
Sono sempre stato sicuro che il governo non sarebbe caduto, che Fini si sarebbe accontentato: a) di un rimpasto; b) del riconoscimento del ruolo politico di FLI (apro una parentesi: ci vuole tanto a far capire a chi lavora nei media italiani che si dice “di FLI” e non “del FLI”? Che si dice “il PDL” e non “la PDL”? Ma “la” di cosa, di venia? La Puttana della Libertà? E poi: PDL significa “Popolo DELLA Libertà” e non “Popolo DELLE Libertà”! Ma ci vuole tanto? È così difficile? E che cazzo…); c) di un paio di poltrone in più nel nuovo governo Berluskiz Quinto.
Io all’afflato democratico di Bocchino e Granata, scusatemi, credo come alla castità di Ron Jeremy. E alla fine, vedrete, anche Berlusconi accetterà di dirigere un governo in cui non sarà più il duce onnipotente, piuttosto che andare a fare il ministro di stocazzo in un governo Tremonti qualsiasi. Non conviene a nessuno che la legislatura finisca adesso, facendo così sfumare la prospettiva del ricco vitalizio a quei deputati one-shot che, si spera, dopo questa legislatura non rivedranno più gli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama se non in televisione.
E a chi ha riposto qualche flebile illusione sulla fatidica (?) data del 14 dicembre, con amorevole comprensione e in verità dico: è più facile che un Catoblepa risorga dalla vasca dell’analcolico Moro piuttosto che si arrivi a votare la sfiducia al governo Berlusconi. Amen.
Torno dopo tanto tempo a scrivere qualcosa sul mio blog; e non è una cosa comoda da scrivere. Voglio esprimere la mia opinione sullo Scudo Alfano (concordo con Travaglio che la parola “lodo” non si addice affatto a questa fattispecie).
Se deve esistere uno scudo che protegga le principali cariche dello Stato da processi a loro carico durante il periodo del mandato, allora è inevitabile che questo scudo possa essere utilizzato più volte dalla stessa persona. Altrimenti diventa davvero una legge ad personam e non una legge che protegge una funzione, una istituzione. In parole povere: se è l’istituzione, il ruolo pubblico che deve essere difeso, allora lo scudo va applicato sempre, indipendentemente da chi sia il soggetto che in quella fase storica occupa uno dei due posti più importanti della nostra malmessa Repubblica. E non esiste nessun vincolo, per quanto poco io ne sappia, che impedisca a chi fa il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica di esercitare questo incarico per più mandati consecutivi oppure di passare da un ruolo all’altro.
Quindi se lo scudo, una volta approvato, proteggesse Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano da eventuali processi a loro carico, la protezione sarà valida fino a quando una di queste due persone ricoprirà una delle due cariche in questione. Siccome Giorgio Napolitano non ha processi a suo carico e mi sembra difficile che al termine del suo settennato venga rieletto al Quirinale o voglia aspirare a una carriera di tipo putiniano, resta il caso di Silvio Berlusconi.
Se lo scudo alfaniano è una norma generale, di civiltà e garanzia per il bene della Repubblica, allora DEVE essere reiterabile. Se Silvio Berlusconi dovesse essere scelto ancora una volta come Capo del Governo o venisse eletto Presidente della Repubblica dopo l’approvazione di un siffatto scudo, egli dovrà essere messo al riparo dai processi. Punto e basta. Altrimenti lo scudo Alfano diverrebbe sì una legge ad personam, ma paradossalmente contro Silvio Berlusconi e non a suo favore.
Gianfranco Fini e i suoi accoliti dovrebbero rendersi conto da soli che sostenere uno scempio della legalità come lo scudo Alfano, per poi lavarsi la coscienza dicendo che esso non deve essere reiterabile, è una bestemmia del diritto e della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Io, personalmente, sono da tempo a favore dell’approvazione di una legge formata da un solo articolo piccolo e semplice: “Il signor Silvio Berlusconi, nato a Milano il 29 settembre 1936, non è inquisibile per nessun tipo di reato e il suo patrimonio non è in alcun modo sottoponibile a confische di alcun genere.”. Ce lo leveremmo dalle palle per sempre e anche a sinistra ci sarebbe finalmente un alibi di meno e una ragione in più per proporre qualcosa di serio per questo paese sempre più triste.
Sarò stupido, ma io non capisco proprio cosa voglia ottenere Berlusconi con la minaccia di elezioni anticipate. A parte l’assurdità della cosa in sé, data la schiacciante maggioranza di cui il governo dispone in Parlamento, non riesco a capire l’utilità di un eventuale nuovo voto plebiscitario a favore di Berlusconi.
Mettiamo il caso: il PDL vota la sfiducia al governo (e già siamo in una commedia pirandelliana). Si va ad elezioni anticipate, in cui il PDL, che ha appena sfiduciato Silvio Berlusconi in Parlamento, sostiene ferocemente la candidatura a premier / leader / capo dell’universo di Silvio Berlusconi (e siamo in un romanzo di Kafka). Berlusconi vince le elezioni con un margine ancora maggiore di voti rispetto alla presente legislatura e vara un nuovo solidissimo governo (e siamo in un romanzo di Stephen King).
E poi?
E poi i processi a carico dell’imputato Berlusconi Silvio dovranno comunque andare avanti, no? Inoltre, se il governo cade e si va ad elezioni anticipate, addio alla riproposizione del lodo Alfano e alla legge sul processo breve, che non verrebbero comunque approvate prima della prossima estate. E a cosa sarebbe servito trascinare il paese in una nuova cruentissima battaglia elettorale?
In verità il progetto di Berlusconi è chiarissimo e proprio per questo mi spaventa a morte, così tanto dal rifiutarmi di pensarlo razionalmente: la legittimazione plebiscitaria come definitiva distruzione dell’ordine costituzionale del paese. Il poter dire: il popolo è con me e per questo non posso essere giudicato da giudici faziosi e comunisti. Chissà perché, mi ricorda il finale di un film di qualche anno fa, scritto, diretto e interpretato da Nanni Moretti. Sbaglio?
Certo che l’Italia è proprio uno strano paese. Per mesi si è discusso delle abitudini sessuali del nostro premier e del lettone di Putin, delle ardite registrazioni della D’Addario e delle disarmanti dichiarazioni di Barbara Montereale. Poi è arrivata la bocciatura del Lodo Alfano, il panico per la possibile riapertura dei processi, giornali impazziti che titolavano allegramente sulla prossima fine dell’era berlusconiana…
Improvvisamente, come un coniglio dal cilindro, è spuntato l’affaire Marrazzo. E tutto è cambiato. Da qualche settimana ho l’impressione che questa squallida, terribile storia, sia diventata la panacea di tutti i mali e di tutti i problemi di Mr. B. Quante volte vi siete sentiti dire, in questo mese: “Eh, almeno Berlusconi va con le belle fiche, no come Marrazzo che je piace er quello che fa rima”?.
E sarà certamente un caso, ma nel momento in cui si comincia a parlare di processo breve, di elaborazione dei 101 modi per salvare ancora una volta Mr. B. dalle sue pendenze con la giustizia, ecco che arrivano la morte di Brenda, l’ossessione del complotto, la riapertura dell’inchiesta sulla morte del pusher Gianguarino Cafasso. Meravigliosi diversivi per l’informazione televisiva e non, le ennesime armi di distrazione di massa (e mi pesa non poco usare un termine caro a Beppe Grillo, con il quale sono quasi sempre in totale disaccordo, se non altro per i modi…).
Non so se la morte di 2 persone coinvolte nell’affaire Marrazzo sia frutto del caso e dei rischi connessi al loro stile di vita o se sia piuttosto solo l’inizio di una inquietante scia di eliminazioni più o meno dirette di personaggi più o meno scomodi, se sia parte di un disegno molto oscuro ed inquietante. Se però qualcuno ha l’obiettivo di allontanare l’attenzione della maggioranza degli italiani dai guai di Mr. B., lasciatemi pensare che ci sta riuscendo benissimo e senza nemmeno fare un grande sforzo. Gli è stato tutto servito su un piatto d’argento. Da Marrazzo in primis, purtroppo.
A volte mi capita di pensare, piuttosto banalmente come nello stile di questo blog (s)piacevolmente gassoso, agli incroci che attraversiamo nel nostro cammino, alle strade prese, a quelle non prese, alla compagnia che altre persone ci fanno per tratti più o meno lunghi di strada, all’effetto calamita che le compagnie più stabili e durature hanno nel riempire la nostra carreggiata di tante altre persone, di tante altre esperienze, di tante altre amicizie. Percorsi che poi raggiungono inevitabilmente altri incroci in cui il gruppo si sfoltisce, si dirada, per poi magari ricomporsi più avanti, in un moto perpetuo simile ai codici di geometria esistenziale degli uccelli di battiatiana memoria.
Arrivano poi, inevitabilmente, quegli incroci in cui si separano i cammini più importanti. Li immagino effettivamente più simili a quelle rotonde pazzesche concepite nei paesi anglosassoni, piuttosto che a normali incroci o a bivi o a trivi. Sono luoghi in cui pensi di proseguire una strada insieme alla persona che ti sta accanto, e improvvisamente la vedi prendere una direzione diversa, che non è sbagliata, ma non è più
la tua. E i sensi obbligati, i sensi unici, i divieti di inversione, i semafori non sincronizzati, i vigili che non ci sono mai ma in quel momento sono tutti lì, tutto contribuisce al distacco, e non c’è niente che si possa fare per impedirlo.
Passata la rotonda infernale, trovata la strada che pensi essere quella giusta, ti fermi un momento sul ciglio della strada e ti guardi intorno. E vedi che insieme alla persona amata si sono allontanate dal tuo cammino tante altre persone, con un effetto simile a quello del distacco dei propulsori dal corpo centrale di uno space shuttle. Quando riprendi il cammino, quindi, senti intorno a te un vuoto esteso, che sai benissimo essere colmabile, ma che in quel momento ti appare infinito. Bisogna solo accettare la nuova situazione e mantenere vivo il ricordo dei momenti felici vissuti accanto a tutti coloro che hanno diviso con te la strada, per un giorno o per 20 anni.
Oggi il Tettenham FC inizia il suo primo vero campionato (amatoriale, ma sentitissimo) di calcio a 5, fatto di trasferte e di partite in casa, qualcosa di infinitamente più grande e coinvolgente di un semplice torneo di calcetto femminile. O almeno a me così appare vedendolo dal di fuori. Sarà paradossale, ma di tutte le scelte fatte in questi mesi, di tutti gli incroci presi in direzioni diverse da quelle vissute negli ultimi anni, questo è quello che in questo momento mi pesa di più. L’astruso ruolo di “miste” di quel gruppo di matte scatenate è stato una delle cose più gioiose e gratificanti che abbia vissuto in anni recenti, anche nei momenti tesi e difficili. E pur restando serenamente e fermamente convinto della necessità di un mio distacco anche da quella esperienza, non posso fare a meno di pensare che mi mancate davvero tanto, ragazze, e che stasera mi peserà tantissimo non essere a bordo campo accanto a voi. In bocca al lupo, fatevi rispettare e soprattutto “nun le fate tirà!”.
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