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Neosensibilismo
Di Tracca (del 03/08/2009 @ 11:11:11, in Le Trackulenze, linkato 667 volte)

Una delle tante belle canzoni degli OfflagaDiscoPax, una delle più belle, si chiama “Sensibile” e parla di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, dei loro omicidi, delle loro condanne, del fatto che la Mambro abbia definito in un’aula di tribunale l’uomo della sua vita, Fioravanti appunto, come “l’uomo più sensibile che avesse mai conosciuto”.

Giustamente inorridito da tanta assurdità, Max Collini rivendica il loro (e il mio, per quel che conta) modo di essere sensibili, convenzionalmente chiamato “neosensibilismo”, che per nessun motivo può essere confuso con quello di un uomo che ha fatto della violenza gratuita e della furia omicida una ragione di vita, un uomo che è stato condannato in via definitva anche per la strage di Bologna. Il fatto che Fioravanti e Mambro abbiano sempre negato il loro coinvolgimento in quella pagina nerissima della nostra storia, al contrario degli altri omicidi rivendicati e confessati, non conta. Non conta per nessuno e soprattutto non conta per la legge. “Sensibile” si conclude con l’amara constatazione che entrambi i coniugi Fioravanti sono fuori di galera, e che quindi, al momento, vincono due a zero.

Il vantaggio si è ora allargato. Giusva Fioravanti oggi è un uomo completamente libero. A 51 anni ha la possibilità di ricominciare da capo, non ha più conti da saldare con la giustizia italiana. Quindi in Italia anche l’ergastolo è in realtà un “ergastolo relativo”. Anche molti ergastoli attribuiti a una sola persona sono “ergastoli relativi”. Sia chiaro: io ho sempre pensato che il carcere non debba servire come punizione assoluta ma come processo di reinserimento di una persona nella società. Anche di un pluriergastolano. Quindi il cervello mi dice che se Giusva Fioravanti ha estinto la sua pena è giusto che abbia la possibilità di rifarsi una vita insieme a Francesca Mambro.

Ma poi, come spesso mi capita in questi ultimi mesi, decido di mandare affanculo la mia parte razionale e logica, lasciando che i miei pensieri trovino libero sfogo e nessuna (auto)censura.

E allora penso che le condanne definitive per alcuni reati non dovrebbero prevedere né ravvedimenti né riduzioni di pena. Penso che gli omicidi seriali, le stragi, il macello di vittime innocenti che avevano la sola colpa di essere in attesa di un treno per le vacanze non dovrebbero MAI prevedere l’estinzione della pena, MAI, in nessun caso.

Non chiedo né la pena di morte né il “buttare via la chiave”. Niente affatto. A me può stare benissimo che uno come Giusva Fioravanti, dopo tanti anni, possa lavorare fuori dal carcere, che possa usufruire di permessi in cui vedersi con la moglie e dare libero sfogo a tutta la sua sensibilità repressa in carcere. Ma casa sua deve restare la galera. Fino alla morte. Il fatto che possa tornare libero, completamente libero, senza alcun obbligo, dopo una serie di condanne definitive per omicidio e strage più lunga dell’elenco dei dietologi che ho conosciuto negli ultimi 20 anni… Semplicemente mi inorridisce. Mi fa orrore. Mi fa venire voglia di urlare. Mi fa venire voglia di riascoltare per la millesima volta “Sensibile” e piangere. Piangere per le vittime della più orribile strage di stato mai vista in Italia (sarò un vecchio rincoglionito, ma tali per me restano tutte le stragi nere degli anni 70) e tirare fuori dalle viscere tutto il mio “neosensibilismo”.