Piazze piene, urne vuote... quante volte la sinistra italiana si è scontrata con questa realtà ormai proverbiale? Decine di volte? Centinaia? Il problema è sempre stato lo stesso: credere che una piazza piena sia indice di una volontà generale. Ma, per quanto grandi possano essere le piazze e per quanto piene possano essere, la gente che non va in piazza sarà sempre molta, ma molta di più. I dirigenti della sinistra italiana, questa cosa, non l'hanno mai capita fino in fondo. E Grillo è cascato nello stesso errore.
La capacità maggiore di Renzi, dal punto di vista elettorale, è stata proprio questa: sapere convincere a votare per lui (e, ma solo di conseguenza, per il PD) tanta gente che non è mai andata in piazza, tanta gente che non aveva mai votato (almeno non in una elezione prettamente locale) un partito di centrosinistra. Ha spostato ulteriormente il PD verso il centro, diventando lui stesso il centro (e infatti ha fagocitato Scelta Civica et similia e ha lasciato al NCD le briciole).
In questo senso, e solo in questo senso, condivido l'opinione di chi pensa che il PD renziano si stia configurando come qualcosa di simile alla DC. Renzi è riuscito a creare un partito omnicomprensivo, in cui convivono anime (e, soprattutto, elettorati) molto diversi tra loro. Nella vecchia DC erano due elementi a fare da collante per tenere unita una realtà incredibilmente eterogenea: la dichiarata fede cristiana (nonché quella fieramente anticomunista) e una capacità enorme di gestire il potere a qualsiasi livello, dal più piccolo comune o circoscrizione di città al governo nazionale. Nel caso del PD Renziano, finora, a fare da collante è la sola figura "giovane-nuova-energica-dinamica" del leader.
Diciamola così: Renzi è l'erede dello stile berlusconiano in un partito che può diventare molto più simile alla DC di quanto non sia mai stata Forza Italia.
La questione centrale, a mio modestissimo parere, resta immutata: cosa farà Renzi in concreto per questo paese? Quali politiche adotterà? Adesso, forte di un consenso impensabile fino a 3 giorni fa - ma con un parlamento che non rispecchia esattamente quanto uscito dalle urne delle Europee - deve portare a termine quello che ha impostato e promesso. E se ci riesce, pur non avendolo mai appoggiato, ne sarei contento. Perché l'Italia deve muoversi, anche in una direzione che non è quella che desidererei. Deve muoversi.
P.S.: l'unica vera soddisfazione che ho ricevuto da questo voto è stata l'elezione a parlamentare europea di Elly Schlein nella circoscrizione Nord-Est. Una giovane donna in gamba, entusiasta, seria, coerente, che sono certo non farà rimpiangere per la preferenza che le hanno dato le 53.681 persone che #hannosaputoscrivereSCHLEIN.
Potremmo davvero essere a un punto di svolta storico per la gestione dei rifiuti a Roma: 10 anni fa al "modello San Francisco" ci credevano solo pochi pazzi, tra cui Sergio Apollonio e Maurizio Melandri del Comitato Cittadini di Malagrotta. Oggi la questione è sul tavolo del Sindaco e dell'Assessore all'Ambiente. Io ormai non credo più a nulla se non lo vedo, ma lasciatemi esprimere, per una volta, un po' di sano e ingenuo ottimismo.
Comunicato diffuso il 9.10.2013 dal Comitato Cittadini di Malagrotta.
Il sindaco Ignazio Marino, l’ Assessore all’ Ambiente Estella Marino., la Presidente del Municipio Roma XII Cristina Maltese (Municipio che, come noto, comprende anche l’ area di Malagrotta – Valle Galeria), insieme a funzionari del Dipartimento Ambiente e a rappresentanti dei Comitati cittadini della Valle Galeria , che fanno parte dell’ Osservatorio Ambientale Partecipato del XII Municipio - hanno avuto ieri un incontro di particolare e forse decisiva importanza per l’ evoluzione dell’ intero ciclo di gestione dei rifiuti della Capitale e della Provincia di Roma nel dopo-Malagrotta.
Il sindaco ha seguito infatti con grande attenzione l’ esposizione dettagliata e documentata del Programma Rifiuti Zero di San Francisco, per molti aspetti un programma rivoluzionario dal punto di vista ambientale. Jack Macy, responsabile del Programma per la città e la Contea di San Francisco, che coinvolge oltre sei milioni di persone, ha detto che il programma dà priorità assoluta alle esigenze dell’ ambiente e alla necessità di ridurre al minimo e progressivamente eliminare del tutto le emissioni inquinanti e l’ effetto serra, che discariche e inceneritori contribuiscono a produrre. Allo scopo di realizzare una gestione ambientalmente sostenibile dei rifiuti il programma di San Francisco applica rigorosamente e ad oltranza il metodo della raccolta differenziata spinta porta a porta sull’ intera area urbana della città e della Contea. Alla raccolta differenziata domiciliare si aggiunge poi l’ indispensabile impiantistica del riciclo dei materiali e del compostaggio dell’ organico. Il compost di qualità che viene prodotto - ha sottolineato Macy - è particolarmente apprezzato dagli agricoltori californiani, che lo utilizzano largamente per la produzione vinicola.
Da notare inoltre l’’ indicazione di un preciso obiettivo temporale, un vero e proprio traguardo per la strategia rifiuti zero, che si esprime in estrema sintesi in questi termini : ENTRO IL 2020, ZERO RIFIUTI NELLE DISCARICHE E ZERO RIFIUTI NEGLI INCENERITORIi Un tale traguardo risponde all’ esigenza, anche politicamente valida e sottoscrivibile, di un obiettivo preciso e quantificabile, che serva a mobilitare e concentrare gli sforzi collettivi verso una meta finale di gestione totalmente sostenibile dei rifiuti dal punto di vista ambientale. Il concetto del ciclo di vita dei materiali e del rifiuto quale materia prima seconda è basilare nella strategia rifiuti zero, che è anche improntata alla necessità della creazione di posti di lavoro (è infatti una strategia fortemente “labor intensive”).
Nel messaggio inviato al sindaco Marino prima del suo arrivo nella Capitale Jack Macy aveva proposto una collaborazione fra l’illustre città californiana e la capitale italiana per la realizzazione di un ciclo di gestione dei rifiuti condiviso fra le due città nei principi ispiratori e negli orientamenti di fondo. Ciò è particolarmente giustificato e necessario ora, ha detto, dopo che con la chiusura totale e definitiva - perché tale dovrà essere - della discarica di Malagrotta si è chiusa un’ epoca di gestione dei rifiuti, che è stata contrassegnata dal dominio assoluto e schiacciante della discarica, che è di per se stessa la negazione della sostenibilità ambientale. Ora è necessario avviare un ciclo di gestione dei rifiuti completamente nuovo e diverso dal “sistema Malagrotta”.
Il giorno prima della riunione con il sindaco di Roma, Jack Macy ha partecipato ad una riunione nella sede dell’ AMA con il Presidente Piergiorgio Benevenuti, il Direttore generale Giovanni Fiscon, i direttori operativi e i componenti del Consiglio di Amministrazione di AMA S. p. A. Sono state esaminate le problematiche relative al grande impegno dell’ AMA per accelerare l’ avvio della raccolta differenziata porta a porta nei quartieri della Capitale e le criticità esistenti in relazione all’ impiantistica del compostaggio, la cui realizzazione è particolarmente urgente, data la necessità di procedere quanto prima alla raccolta differenziata dell’ organico su tutta Roma. Nell’ ambito delle possibili iniziative comuni fra San Francisco e Roma è stata evocata una collaborazione per la commercializzazione del compost che sarà prodotto dall’ impianto di Maccarese e una reciproca certificazione di qualità del compost fra le due Amministrazioni.
Sono stato una volta con A. a vedere la diga del Vajont.
Non ho potuto attraversarla, ma ci sono passato accanto a piedi e l'ho osservata da più punti, dal lato dell'invaso e da quello dello strapiombo. Fu un'esperienza molto forte, difficile da spiegare.
Mi apparve per quello che è: un maestoso capolavoro dell'ingegneria e della maestria umana. Rimasta in piedi nonostante le sollecitazioni quasi 10 volte superiori a quelle previste dal progetto.
Peccato che fosse stata tirata su, consapevolmente e con piena conoscenza delle probabilissime tragiche conseguenze, nel posto più sbagliato che si potesse immaginare. In nome del profitto della SADE e di chi la dirigeva, che possano marcire all'inferno per sempre.
Io, sulla questione dei migranti che vogliono venire in Europa, la penso esattamente come Andrea Segre.
Leggete questo post e poi ditemi se noi che la pensiamo esattamente in quel modo siamo dei poveri illusi che vivono sulla Luna.
Io sono stufo, arcistufo, nauseato di sentire sui media le vacue cazzate di Alfano e Napolitano sull'esigenza di rafforzare Frontex e le bestemmie inumane di gente come Gianluca Pini, che afferma "quando la Bossi-Fini era applicata DAVVERO, i migranti non arrivavano più a Lampedusa". Bene, pezzo di merda, ti sei mai chiesto che fine facessero quegli esseri umani?)
Non spegnete il cervello. Come dice Pippo Civati, le cose si cambiano, cambiandole. Quando voterete per le elezioni Europee, l'anno prossimo, pensate bene a chi votate e a cosa propone per cambiarlo, questo continente-fortezza sempre meno umano.
È inutile girarci intorno: se un giorno la cosidetta “anomalia” berlusconiana dovesse finire, e forse da ieri siamo un pochino più vicini a quel giorno, essa lascerà spazio all’unica altra forma politica che questo paese è in grado di sostenere: il democristianesimo.
Dal momento della stretta di mano tra Letta ed Alfano – che gli eccezionali titolisti del Manifesto hanno prontamente ribattezzato “Scudo Incrociato” – è stato un florilegio di nostalgici amarcord sui bei tempi in cui l’economia cresceva (mentre si distruggeva l’Italia e se ne minava per sempre l’equilibrio idro-geologico), il governo della nazione era stabile (anche se i culi sopra le poltrone cambiavano ogni 6 mesi in un eterno balletto danzato sempre sulla stessa musica), la gente era ottimista (ma la polizia sparava e uccideva chi scioperava per avere condizioni di vita e di lavoro meno umilianti).
È significativo che Enrico Letta, ieri, abbia citato proprio il periodo tra la nascita della Repubblica e il 1968 come l’era felice della storia italiana. Come dire che l’Italia buona può solo essere l’Italia asservita al potere democristiano, al limite fiancheggiato da un partito socialista piccolo e sostanzialmente succube.
Sono troppo giovane per avere nostalgia degli anni ’70, di cui ricordo anche io soprattutto le bombe fasciste e gli omicidi del partito armato; ma gli anni tra il 1968 e il 1978 hanno rappresentato, probabilmente, l’unico momento della storia italiana in cui la dimensione collettiva, la sensazione di essere parte di una comunità diversa e più ampia di quella della propria famiglia, sia riuscita a sfidare a viso aperto l’individualismo egoista e il familismo amorale così tipici dell’essere italiano. Venendone sconfitta in maniera feroce, brutale, definitiva.
Non ci sono vie di mezzo: l’Italia può solo essere democristiana o fascista. Mettiamocelo in testa una volta per tutte, cerchiamo di convivere con questa verità e facciamocene una ragione.
1) Bersani si dimetterebbe "seduta istante" (cit.);
2) Marini annuncerebbe il ritiro definitivo della sua candidatura;
3) Il PD farebbe convergere massicciamente i suoi voti su Rodotá giá dal prossimo scrutinio, per eleggerlo sicuramente al quarto;
4) Pippo Civati (il più lungimirante e coerente tra i parlamentari del PD) verrebbe nominato reggente del partito fino a un congresso in cui verrebbe trionfalmente eletto segretario;
5) Laura Puppato verrebbe incaricata di formare un vero governo di cambiamento - composto esclusivamente di nomi NUOVI - appoggiato da PD e SEL, con l'apppoggio del M5S.
In un paese normale, che non è e non potrá essere mai il paese normale che vuole Massimo D'Alema.
In questo periodo il mio principale hobby è la birrificazione casalinga, cosa che mi diverte e mi riesce benino (almeno finora, dato che ho prodotto, bevuto e fatto bere una sola birra e ho iniziato ieri sera la seconda). Per cui – come ogni home brewer alle primissime armi – vivo l’ansia da fermentazione. Spiego brevemente: per far sì che la birra nasca, nel bidone contenente acqua ed estratto di malto va aggiunto del lievito, che serve per far partire la fermentazione del mosto. Ecco, la paura di tutti i pivelli come me è che questa dannata fermentazione primaria (così detta perché poi la birra verrà rifermentata in bottiglia) non parta, e quindi ci si sveglia di notte e si va a controllare il bidone per cogliere segni di vita da quel piccolo oceano di 23 litri di roba che nei nostri sogni diventeranno bicchieroni di pilsner o IPA o weizen ecc. ecc.
Ecco, mi piacerebbe in questi giorni essere preso almeno da un lieve fermento per un’altra cosa primaria che accadrà domenica, vale a dire la scelta del candidato a Sindaco di Roma del centrosinistra. Dopo 5 anni di governo del centrodestra (su cui evito commenti, dato che alla fine io - seppure indirettamente - per l'amministrazione capitolina ci lavoro) mi sembrava naturale che un passaggio come la scelta del candidato sindaco potesse essere l’occasione per una grande discussione a livello cittadino, sulle prospettive e le idee da mettere in campo per il futuro della nostra città. Semplicemente, per proporre un modo diverso di governarla.
Invece a me sembra che tutta la questione sia passata nel silenzio generale. Per dirla semplice, ho l’impressione che tutto si stia giocando nelle segrete stanze del piccolo potere partitico romano, al massimo con qualche rara e poco pubblicizzata apparizione di uno dei candidati in qualche teatro cittadino. Non un confronto, non un dibattito, non una discussione collegiale. Almeno io non mi sono accorto di nulla.
Eppure non mi sembra di essere una persona altamente disinformata. Vi confesso però di avere scoperto ieri, per puro caso, l’esistenza di un sito web www.romabenecomune.it su cui sono riportati i nomi dei candidati Sindaco e dei candidati presidenti di Municipio. E ho scoperto con altrettanta sorpresa che tra i candidati a Sindaco vi sono due nomi che, sempre fino a ieri, io non avevo MAI sentito nominare, nemmeno UNA volta (Gemma Azuni e Mattia Di Tommaso). Va bene che da tempo non ho più la tessera del PD, va bene che non faccio vita di partito, va bene che l’ignoranza non è mai una scusa… ma con tutto il rispetto, qualcuno di voi sa chi cazzo sono le due persone che ho appena citato?
Quindi ci sono 6 candidati tra cui scegliere lo sfidante di Alemanno e del candidato 5 stelle Marcello De Vito (gli altri candidati indipendenti faranno semplicemente da contorno, credo): oltre ai due carneadi, con i quali mi scuso per la brutalità, sono certamente persone degnissime che non meritano affatto la mia schizzinosa supponenza, sono in campo Patrizia Prestipino, Paolo Gentiloni, David Sassoli e Ignazio Marino. Sinceramente, nessuno di questi nomi mi fa impazzire di entusiasmo.
Io ho sostenuto e votato per Ignazio Marino alle primarie per la scelta del segretario PD nel 2009, e ho votato PD al Senato lo scorso 25 febbraio fondamentalmente per la sua presenza (e quella di Walter Tocci) nella lista bloccata dei candidati. Ma, con tutto il rispetto che ho per lui, non so quanto Ignazio Marino possa essere un candidato capace di suscitare entusiasmo nei simpatizzanti del partito che dovranno fare con lui una durissima campagna elettorale e – soprattutto – un candidato che possa PIACERE ai romani.
Sì, perché i romani votano per un candidato sindaco che “je piasce”, per un motivo o per l’altro. Er romano, si nun je piasci, nun te vota. E pe’ piascé ar romano devi essere (oltre che una persona mediamente in gamba e possibilmente onesta), convinto, simpatico e rappresentare una novità. Alemanno, 5 anni fa, vinse perché – rispetto a Rutelli – appariva nuovo e convinto. E vinse realmente quando, tra il primo turno e il ballottaggio (come racconta il suo ex spin-doctor ed ex-assessore Umberto Croppi), riuscì a fare dei manifesti in cui finalmente sorrideva apertamente e riusciva ad apparire anche simpatico.
Dunque non so per chi voterò, a queste dannate primarie. Anche perché, in questa particolare occasione, la candidatura di Ignazio Marino mi appare essa stessa una rigida scelta di apparato, sostenuta com’è dal fu deus ex machina del veltronismo romano, Goffredo Bettini. Nulla di nuovo, insomma.
Credo di non essere l’unico elettore romano di centrosinistra che non nutre alcun entusiasmo per queste primarie. Magari sbaglio, ma mi sembra che il PD romano abbia fatto di tutto per non farla partire, la sua fermentazione primaria. Ho l’impressione che il lievito lo abbiano deliberatamente buttato via.
Come al solito, mi verrebbe da dire.
Penso che continuerò a dedicare la maggior parte delle mie attenzioni, quindi, alla fermentazione primaria della mia birra. Ma la cosa, in questo momento così difficile per Roma e per l’Italia, non mi fa stare per niente tranquillo o in pace con me stesso.
Mancano poche ore alle elezioni di domenica, come da tradizione rendo note le mie intenzioni di voto.
Alla Regione Lazio voto per Nicola Zingaretti presidente, scelfo la Lista Civica per Zingaretti e do la mia preferenza a Rita Cerri (persona che conosco da 10 anni e che stimo molto, da sempre impegnata per la valorizzazione e la difesa della cultura).
Al Senato voto per il Partito Democratico, in particolare per la presenza tra gli eleggibili di Ignazio Marino, tra i pochi politici del PD per cui riesca ancora a nutrire una certa stima.
Per il voto alla Camera dei Deputati sono molto indeciso; le liste dei candidati di PD e SEL non mi entusiasmano affatto, e pur avendo da almeno due anni espresso il desiderio di votare una coalizione PD-SEL, ora mi trovo con non pochi dubbi. Ma altri voti sensati in giro non ne vedo. Se dovessi essere coerente con le mie idee, dovrei votare AGL (la lista radicale) oppure Fare (nonostante il declino di Giannino). Probabilmente deciderò quando avrò la scheda elettorale in mano…
Se qualcuno vuole esprimere apertamente le sue scelte per poterle condividere… ne sarò felice. Buon voto a tutti, ci sentiamo lunedì per i commenti!
Se volete vedere il divertentissimo corto realizzato da mia sorella Sirka parodiando la patinatissima serie "The L word", cliccate sull'immagine qui sotto!
E se volete contribuire alla realizzazione del suo seguito, potete farlo dalla pagina web che si aprirá! Daje!