\\ WWW.TRACCA.NET : Articolo : Stampa
La stretta (di mano) mortale
Di Tracca (del 03/10/2013 @ 12:16:40, in Le Trackulenze, linkato 23932 volte)

È inutile girarci intorno: se un giorno la cosidetta “anomalia” berlusconiana dovesse finire, e forse da ieri siamo un pochino più vicini a quel giorno, essa lascerà spazio all’unica altra forma politica che questo paese è in grado di sostenere: il democristianesimo.

Dal momento della stretta di mano tra Letta ed Alfano – che gli eccezionali titolisti del Manifesto hanno prontamente ribattezzato “Scudo Incrociato” – è stato un florilegio di nostalgici amarcord sui bei tempi in cui l’economia cresceva (mentre si distruggeva l’Italia e se ne minava per sempre l’equilibrio idro-geologico), il governo della nazione era stabile (anche se i culi sopra le poltrone cambiavano ogni 6 mesi in un eterno balletto danzato sempre sulla stessa musica), la gente era ottimista (ma la polizia sparava e uccideva chi scioperava per avere condizioni di vita e di lavoro meno umilianti).

È significativo che Enrico Letta, ieri, abbia citato proprio il periodo tra la nascita della Repubblica e il 1968 come l’era felice della storia italiana. Come dire che l’Italia buona può solo essere l’Italia asservita al potere democristiano, al limite fiancheggiato da un partito socialista piccolo e sostanzialmente succube.

Sono troppo giovane per avere nostalgia degli anni ’70, di cui ricordo anche io soprattutto le bombe fasciste e gli omicidi del partito armato; ma gli anni tra il 1968 e il 1978 hanno rappresentato, probabilmente, l’unico momento della storia italiana in cui la dimensione collettiva, la sensazione di essere parte di una comunità diversa e più ampia di quella della propria famiglia, sia riuscita a sfidare a viso aperto l’individualismo egoista e il familismo amorale così tipici dell’essere italiano. Venendone sconfitta in maniera feroce, brutale, definitiva.

Non ci sono vie di mezzo: l’Italia può solo essere democristiana o fascista. Mettiamocelo in testa una volta per tutte, cerchiamo di convivere con questa verità e facciamocene una ragione.