Sono passate tre settimane da quando lamentavo la sconcertante assenza della bella faccia mortadellesca di Prodi dai cartelloni pubblicitari delle nostre città.
Tre settimane.
E secondo voi è cambiato qualcosa?
L'unica cosa accaduta in queste tre settimane è stata la presentazione del Programma dell'Unione. Ci ha lavorato per un anno (proprio oggi è il primo compleanno: auguri!) un'intera Fabbrica, la Fabbrica del Programma. Minchia.
"Come funziona una Fabbrica del Programma?", mi sono chiesto tante volte. "Funzionerà come una fabbrica normale", mi sono detto. Una fabbrica, per arrivare ad un prodotto compiuto, ad esempio un'automobile, opera una grande elaborazione, composta più o meno da una fase di studio, una di progettazione, una di valutazione e infine una di implementazione.
Insomma, anche per fare un cesso come la Duna o la Stilo è necessario ridurre ad una sintesi il lavoro di progettisti, ingegneri, meccanici, operai.
Ecco la chiave: ridurre ad una sintesi.
Dopo un anno di lavoro la Fabbrica del Programma ha prodotto un volume di 281 pagine.
281 pagine. Duecentottantuno fottutissime pagine?
Ma se persino a me, che leggo in media 2 libri al mese e voto per l'Ulivo, non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di mettermi a leggere un volume di 281 pagine per sapere cosa vorrebbe fare, ipoteticamente, il futuro governo Prodi (Bertinotti, Mastella, Pecoraro, Diliberto permettendo), cosa volete che gliene fotta a un qualsiasi ex elettore berlusconiano deluso e incazzato di un programma stile Treccani?
Ma porca puttana (mi perdonino le meretrici), ci vuole così tanto a capire che per convincere qualcuno a votare per la tua parte devi dargli tre, al massimo quattro messaggi sintetici, diretti, incisivi, intelligenti?
Se non ci riesci, il massimo che potrai ottenere è che questa massa di delusi dal Berlusca resti a casa e non vada a votare. Non mi pare una strategia molto intelligente.
Per tornare alla metafora della fabbrica, è come se dal grande laboratorio prodiano non fosse uscito un prodotto finito, ma un pallet carico di plastica, ferraglia, pistoni, gomma, vetroresina, cristallo e similpelle. Una presa per il culo, insomma.
La mia paura è che tutto ciò sia dovuto al fatto che, per giungere ad una sintesi, è necessario che esista una concordanza, seppure minima, su ciò che si vuol comunicare. Ogni distinguo allunga il brodo e a furia di allungarlo si è passati da un auspicabile manifesto ad una triste ed inutile enciclopedia che non servirà a nulla o quasi.
L'unica cosa che mi viene in mente e che vorrei dire a coloro che hanno pensato, creato ed avallato questa ennesima, inutile "grande opera" è la celeberrima frase del buon Nanni Moretti: "Cioé lei non ha mai assaggiato la Sacher Torte?". Il seguito lo conoscete.