Premetto che di Sabrina Ortolani sono un fan, che adoro i suoi quadri e che mi ha dimostrato amicizia vera. Per cui i miei giudizi e le mie considerazioni sono smaccatamente di parte. Premetto anche che non sono un esperto d’arte, e che quindi i miei giudizi e le mie considerazioni nascono unicamente dalle emozioni che i suoi lavori suscitano in me.
Ho visto per la prima volta i quadri di Sabrina nell’aprile 2007, all’inaugurazione della sua personale al Momart Café di Roma. Rimasi immediatamente folgorato dalla bellezza e dalla forza che scaturivano dalle sue tele. Eppure i soggetti preferiti di Sabrina sono macchine agricole ed industriali, automobili in disuso o demolite, betoniere, rottami, paesaggi urbani, fabbriche.
Scarti.
Complementi della nostra vita quotidiana, cose che ci circondano e alle quali non prestiamo quasi mai attenzione. O che, al massimo, ci colpiscono per la loro bruttezza ed insignificanza.
Un soggetto, in particolare, colpì immediatamente la mia immaginazione di romano spesso immerso nel traffico cittadino: la Tangenziale. E in particolare quel tratto della sopraelevata tra Castrense e Passamonti, citato milioni di volte negli Ondaverde di ogni radio, che domina il tratto iniziale della via Prenestina e lo Scalo San Lorenzo. Non so se avete presente. L’unico posto al mondo in cui mi sono sentito ugualmente dominato dall’incombenza di una sopraelevata è stato Bangkok.
Guardando quel quadro, pensai che se c’è un tratto dominante nella pittura di Sabrina è quello di saper svelare agli occhi del mondo la bellezza nascosta delle cose. La sua "Tangenziale 4" va al di là degli strati di nero depositati dai gas di scappamento in decenni di traffico e accende la luce sulla maestosa immensità del groviglio di cemento armato e acciaio e ruggine che forma la nostra tangenziale.
Sabrina Ortolani mette a nudo la bellezza non scontata, la bellezza da scoprire dietro le apparenze, così diversa da quella patinata, banale, omologata, noiosa e volgare che domina l’Italia di oggi. E io, che al tema sono sempre stato particolarmente sensibile, di quell’idea (e di quella tela) mi innamorai perdutamente.
Dopo avere decorato, in forma di fotografia, lo sfondo del mio desktop per oltre un anno, da ieri sera la tela “Tangenziale 4” di Sabrina Ortolani (80x120 cm, olio e bitume su tela, 2006) troneggia nell’ignobile salottino di casa mia, oscurandone il resto con la sua abbagliante bellezza. Senza citare la sindrome di Stendhal (ma, ohibò, l’ho fatto!), quando ho tolto la carta da pacchi che lo avvolgeva e girato la tela verso di me mi è letteralmente mancato il fiato.
Come ho scritto subito dopo a Sabrina, che ringrazio ancora pubblicamente – dopo averlo fatto in privato – per avere scelto me come acquirente della sua "Tangenziale 4", devo al più presto comprare un’altra sua tela per guarire dall’incantesimo... o caderne vittima per sempre.
Sabrina espone al Brancaleone di Roma fino al 17 aprile 2009.