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Ho appena finito di vedere “The Rocky Horror Picture Show – Let's do the time warp again” (che da qui in avanti chiamerò per praticità solo “Let's do the time warp again”) e non posso non scrivere le mie impressioni a caldissimo. Chi non lo ha ancora visto e non vuole essere influenzato dal mio giudizio è invitato a non andare oltre nella lettura. Per chi resta... “enter at your own risk”!!!
Come avevo immaginato mesi fa, quando seppi che Tim Curry aveva accettato il ruolo del narratore per questo tv-remake del film più importante ed amato della mia vita, il sentirlo pronunciare, nel suo meraviglioso inglese incrinato dalle conseguenze dell'ictus che lo ha colpito nel 2013, la frase finale del film (che non a caso è da sempre accanto alla mia foto nella testata di questo ormai quasi silente blog...) mi ha fatto esplodere in un pianto liberatorio di pura, totale, commozione. Come mi è accaduto, del resto, alla fine di quasi ogni rappresentazione teatrale del Rocky Horror a cui ho assistito in vita mia – e ci sono numerosi testimoni che possono testimoniarlo. Ma stavolta l'emozione è stata enorme, perché con la sua presenza Tim Curry ha chiuso il cerchio di una storia che dura da 40 anni e allo stesso tempo lo ha riaperto per rilanciarlo nel futuro della storia dello showbiz, del costume, della cultura mondiali. È come se avesse afferrato un frisbee (o un boomerang, fate voi) che ha fatto il giro del pianeta migliaia e migliaia di volte e, dopo averlo tenuto in mano per un solo secondo, lo avesse fatto ripartire, stavolta forse davvero in direzione di Transexual, Transilvania.
“Let's do the time warp again” ha certamente alcuni limiti, che cercherò di elencare qui di seguito, ma il mio giudizio dopo la prima visione è certamente positivo, per alcuni aspetti molto e persino estremamente positivo. I limiti dello show sono tutti legati al fatto di essere un prodotto nato per la televisione, concepito per essere interrotto molte volte da spot pubblicitari durante la sua messa in onda su Fox. Il montaggio ne ha risentito in maniera consistente, con il risultato che, guardandolo senza pubblicità, alcuni stacchi e passaggi di scena risultano decisamente fastidiosi. Alcuni sono fatti davvero male, obiettivamente: non siamo al livello de “Gli occhi del cuore”, ma insomma... :). Le mie perplessità si fermano però qui.
Avendo visto il film originale per intero più di 60 volte e almeno 15/20 versioni teatrali differenti nel corso degli ultimi 30 anni, mi sono fatto questa opinione: “Let's do the time warp again” non va visto come un impossibile remake del film diretto da Jim Sharman nel 1975, ma come un grande omaggio al mondo che Richard O' Brien ha creato con la sua immaginazione qualche anno prima. Per moltissimi aspetti, pur seguendo molto fedelmente la trama e lo svolgimento del film originale, “Let's do the time warp again” è quasi una versione televisiva dello spettacolo teatrale originale The Rocky Horror Show (tanto per dirne una, il film è aperto da una Usherette che canta – benissimo - “Science fiction / Double Feature”, proprio come nella versione teatrale dello show), con molte soluzioni sceniche che sarebbero fantastiche per il teatro ed altre, come la presenza dei musicisti in scena, che rasentano il metateatro, portando fuori dalle quinte ciò che normalmente resta sempre dietro alle stesse.
Le ambientazioni sono quasi tutte azzeccate (l'unica a non essermi piaciuta è la sala di Time Warp / Sweet Transvestite), così come, a mio avviso, le reinterpretazioni musicali delle meravigliose canzoni originali, che sarebbe stato sciocco scimmiottare: valeva la pena di provare a cambiare e, anche se forse si sarebbe potuto osare un po' di più, nella media è stato fatto un buon lavoro in termini di arrangiamento ed esecuzione. Il tutto poteva essere registrato e mixato molto meglio, ma so di essere particolarmente esigente a riguardo.
Anche gli attori scelti per un compito così gravoso hanno fatto quasi tutti egregiamente il proprio dovere. Ho trovato adatti e convincenti Victoria Justice (Janet) e Ryan McCartan (Brad), brava nella sua ostentata sguaiatezza Annaleigh Ashford (Columbia), un po' troppo patinato Adam Lambert (Eddie), un po' sottotono Christina Milian (Magenta), mentre ho trovato davvero ottimi Reeve Carney (Riff-Raff), Staz Nair (Rocky), Ben Vereen (Dr. Scott).
Due righe su Laverne Cox: a parte l'inarrivabile Tim Curry del film originale, ho visto parecchi attori cimentarsi nella parte di Frank-N-Furter, diversissimi tra loro sia fisicamente che come cantanti. E Laverne Cox è stata semplicemente perfetta, perché già nella sua persona racchiude la sintesi ideale di ciò che Frank-N-Furter rappresenta nell'immaginario collettivo di chi ama il RHPS: una irresistibile, ingenua, sconfinata, sensuale, fragile e violenta voglia di libertà. Bravissima nella recitazione, a suo agio anche nelle parti cantate (eccetto forse, purtroppo, nel gran finale di “I'm going home”), ha interpretato il ruolo al meglio, sempre secondo il mio modestissimo parere.
Il vero (semplicissimo) colpo di genio dell'intero lavoro è però la presenza di alcune scene di audience participation: per me, che quelle cose le ho fatte tante e tante volte in sale di proiezione o in teatro, è stato un po' il riconoscimento del valore collettivo dell'opera RHS/RHPS, nata dalla mente di O' Brien ma divenuta patrimonio intimo di chiunque si sia imbattuto in essa e di essa si sia innamorata. E per tutti noi questo film-tv è un ulteriore tassello di una storia d'amore che non può finire.
The Rocky Horror Picture Show – Let's do the time warp again Regia di Kenny Ortega 2016 - Fox Television
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