Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
...a questo punto:
1) Bersani si dimetterebbe "seduta istante" (cit.);
2) Marini annuncerebbe il ritiro definitivo della sua candidatura;
3) Il PD farebbe convergere massicciamente i suoi voti su Rodotá giá dal prossimo scrutinio, per eleggerlo sicuramente al quarto;
4) Pippo Civati (il più lungimirante e coerente tra i parlamentari del PD) verrebbe nominato reggente del partito fino a un congresso in cui verrebbe trionfalmente eletto segretario;
5) Laura Puppato verrebbe incaricata di formare un vero governo di cambiamento - composto esclusivamente di nomi NUOVI - appoggiato da PD e SEL, con l'apppoggio del M5S.
In un paese normale, che non è e non potrá essere mai il paese normale che vuole Massimo D'Alema.
In questo periodo il mio principale hobby è la birrificazione casalinga, cosa che mi diverte e mi riesce benino (almeno finora, dato che ho prodotto, bevuto e fatto bere una sola birra e ho iniziato ieri sera la seconda). Per cui – come ogni home brewer alle primissime armi – vivo l’ansia da fermentazione. Spiego brevemente: per far sì che la birra nasca, nel bidone contenente acqua ed estratto di malto va aggiunto del lievito, che serve per far partire la fermentazione del mosto. Ecco, la paura di tutti i pivelli come me è che questa dannata fermentazione primaria (così detta perché poi la birra verrà rifermentata in bottiglia) non parta, e quindi ci si sveglia di notte e si va a controllare il bidone per cogliere segni di vita da quel piccolo oceano di 23 litri di roba che nei nostri sogni diventeranno bicchieroni di pilsner o IPA o weizen ecc. ecc.
Ecco, mi piacerebbe in questi giorni essere preso almeno da un lieve fermento per un’altra cosa primaria che accadrà domenica, vale a dire la scelta del candidato a Sindaco di Roma del centrosinistra. Dopo 5 anni di governo del centrodestra (su cui evito commenti, dato che alla fine io - seppure indirettamente - per l'amministrazione capitolina ci lavoro) mi sembrava naturale che un passaggio come la scelta del candidato sindaco potesse essere l’occasione per una grande discussione a livello cittadino, sulle prospettive e le idee da mettere in campo per il futuro della nostra città. Semplicemente, per proporre un modo diverso di governarla.
Invece a me sembra che tutta la questione sia passata nel silenzio generale. Per dirla semplice, ho l’impressione che tutto si stia giocando nelle segrete stanze del piccolo potere partitico romano, al massimo con qualche rara e poco pubblicizzata apparizione di uno dei candidati in qualche teatro cittadino. Non un confronto, non un dibattito, non una discussione collegiale. Almeno io non mi sono accorto di nulla.
Eppure non mi sembra di essere una persona altamente disinformata. Vi confesso però di avere scoperto ieri, per puro caso, l’esistenza di un sito web www.romabenecomune.it su cui sono riportati i nomi dei candidati Sindaco e dei candidati presidenti di Municipio. E ho scoperto con altrettanta sorpresa che tra i candidati a Sindaco vi sono due nomi che, sempre fino a ieri, io non avevo MAI sentito nominare, nemmeno UNA volta (Gemma Azuni e Mattia Di Tommaso). Va bene che da tempo non ho più la tessera del PD, va bene che non faccio vita di partito, va bene che l’ignoranza non è mai una scusa… ma con tutto il rispetto, qualcuno di voi sa chi cazzo sono le due persone che ho appena citato?
Quindi ci sono 6 candidati tra cui scegliere lo sfidante di Alemanno e del candidato 5 stelle Marcello De Vito (gli altri candidati indipendenti faranno semplicemente da contorno, credo): oltre ai due carneadi, con i quali mi scuso per la brutalità, sono certamente persone degnissime che non meritano affatto la mia schizzinosa supponenza, sono in campo Patrizia Prestipino, Paolo Gentiloni, David Sassoli e Ignazio Marino. Sinceramente, nessuno di questi nomi mi fa impazzire di entusiasmo.
Io ho sostenuto e votato per Ignazio Marino alle primarie per la scelta del segretario PD nel 2009, e ho votato PD al Senato lo scorso 25 febbraio fondamentalmente per la sua presenza (e quella di Walter Tocci) nella lista bloccata dei candidati. Ma, con tutto il rispetto che ho per lui, non so quanto Ignazio Marino possa essere un candidato capace di suscitare entusiasmo nei simpatizzanti del partito che dovranno fare con lui una durissima campagna elettorale e – soprattutto – un candidato che possa PIACERE ai romani.
Sì, perché i romani votano per un candidato sindaco che “je piasce”, per un motivo o per l’altro. Er romano, si nun je piasci, nun te vota. E pe’ piascé ar romano devi essere (oltre che una persona mediamente in gamba e possibilmente onesta), convinto, simpatico e rappresentare una novità. Alemanno, 5 anni fa, vinse perché – rispetto a Rutelli – appariva nuovo e convinto. E vinse realmente quando, tra il primo turno e il ballottaggio (come racconta il suo ex spin-doctor ed ex-assessore Umberto Croppi), riuscì a fare dei manifesti in cui finalmente sorrideva apertamente e riusciva ad apparire anche simpatico.
Dunque non so per chi voterò, a queste dannate primarie. Anche perché, in questa particolare occasione, la candidatura di Ignazio Marino mi appare essa stessa una rigida scelta di apparato, sostenuta com’è dal fu deus ex machina del veltronismo romano, Goffredo Bettini. Nulla di nuovo, insomma.
Credo di non essere l’unico elettore romano di centrosinistra che non nutre alcun entusiasmo per queste primarie. Magari sbaglio, ma mi sembra che il PD romano abbia fatto di tutto per non farla partire, la sua fermentazione primaria. Ho l’impressione che il lievito lo abbiano deliberatamente buttato via.
Come al solito, mi verrebbe da dire.
Penso che continuerò a dedicare la maggior parte delle mie attenzioni, quindi, alla fermentazione primaria della mia birra. Ma la cosa, in questo momento così difficile per Roma e per l’Italia, non mi fa stare per niente tranquillo o in pace con me stesso.