Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ancora oggi mi chiedo cosa fu, la mattina della vigilia di Natale del 1998, a spingermi a mettere sul lettore cd, appena sveglio, il primo album di Elio e le Storie Tese e ad ascoltarlo tutto come se fosse la prima volta, invece della mille e millesima. Faceva freddo, ad Amsterdam, ma era una giornata limpida, piena della luce accecante dell'inverno nel nord Europa. Almeno così è rimasta nella mia memoria.
Dopo essere arrivato in ufficio, accesi il pc e vidi sulla mia casella di posta elettronica un messaggio di un amico di Roma, che mi inoltrava l’incredibile notizia giunta nella notte. Feiez, il grande Paolo Panigada, era morto a seguito di un malore durante un concerto della Biba Band a Milano. Le fonti di notizie sul web, 10 anni fa, non erano così tante, ma passai la mattinata a cercarle tutte, leggerle tutte, stamparle tutte. Come se sperassi di trovare, da qualche parte, una clamorosa smentita. Che non trovai.
Lo avevo visto per l’ultima volta a Milano, poche settimane prima, al primo raduno del Fave Club, allo Zelig di Viale Monza, dove ero appositamente giunto dall’Olanda. Ma i miei ricordi più vivi e belli sono legati al 1992, ad un concerto a Villa Borghese a Roma, e a una foto scattata vicino a lui dopo l’esibizione. Non era un uomo di tante parole, Paolone, ma un suo sorriso ed una sua stretta di mano erano così caldi da valere mille disquisizioni su come fosse andato il concerto o sull’ultima geniale cazzata fatta da Mangoni sul palco.
Feiez è stato uno dei più incredibili musicisti che abbia avuto modo di conoscere ed ammirare. Sembrava fosse nato per suonare qualsiasi cosa gli capitasse tra le mani ed ottenere sempre il migliore suono possibile. E aveva una voce degna di una carriera solista da grande star.
Da allora, non ho mai finito concerto degli Elii senza aver cantato anche l’ultimissimo FORZA PANINO con le braccia tese verso di lui. Penso sempre che glielo devo, che glielo dobbiamo tutti e che se grido più forte forse ci sentirà. Gli ho voluto molto bene, e se oggi voglio così bene a Sergione Conforti è anche un po’ perché il suo sguardo mi ricorda sempre tanto quello dell’immenso Feiez.
Non credo più a Babbo Natale Da quando andai al Tonale
Non credo più alla Befana Da qualche settimana
Non credo più alla Rivoluzione Ormai da qualche eone
Non credo più all’uguaglianza Da quando c’ho la panza
Non credo più all’innocenza Da quando ne ho coscienza
Sinceramente, sono atterrito dal malaffare che emerge, sebbene non mi facessi illusione alcuna sulla “diversità” di un partito nel quale Enrico Berlinguer è al massimo il nome antico di qualche circolo vetusto. Ma l’ondata di bile che sale è ormai insopportabile.
L’unica questione morale che mi viene alla mente è: “Ma perché nun ve n’annate tutti affanculo?”
Confesso di capire sempre meno l’atteggiamento del Vaticano o, meglio, di capirlo benissimo ma di esserne intimamente sconvolto.
La decisione di dire “no” sia alla proposta di depenalizzazione universale dell’omosessualità che alla convenzione sui disabili, entrambe iniziative dell’ONU, rappresentano a mio modo di vedere la definitiva certificazione che la Chiesa Cattolica del XXI secolo vuole vivere col paraocchi nella speranza che tapparsi le orecchie e gridare “no-i-froci-no, no-i-froci-no, no-i-froci-no” serva a fermare il mondo e renderlo così un po’ più a sua immagine e somiglianza. Immobile. Reazionario.
Non riesco a vedere alcuna positività nell’atteggiamento di Ratzinger e dei suoi sgherri sguinzagliati qua e là per il mondo. Non vi trovo traccia né di amore né di carità. E l’unica fede che scorgo è quella incrollabile nella verità unica decisa all’interno del Palazzo Apostolico, una fede autoreferenziale sempre più lontana dalla realtà del mondo.
È tipico di un ragionamento contorto e perverso, che in vita mia credo di avere riscontrato solo nella Santa Inquisizione (sui libri di storia) e nel Partito Democratico (ai giorni nostri), il negare la depenalizzazione dell’omosessualità perché questa decisione potrebbe poi far passare per “cattivi” quei paesi che non hanno una regolamentazione delle coppie di fatto. A parte il fatto che i paesi che non regolamentano le unioni di fatto sono paesi di fatto incivili (ma questa è una mia opinabilissima considerazione) me lo spiegate cosa c’entra tutto ciò con la depenalizzazione dell’omosessualità in quanto tale? Cosa c’entra la contrarietà ai PACS con il tentativo di fermare paesi come l’Iran che gli omosessuali li impiccano dopo averli torturati?
Ancora più crudele, sempre secondo la mia modestissima opinione, la presa di posizione sulla convenzione ONU sui disabili. Tanto più che l’articolo 10 della Convenzione garantisce esplicitamente il diritto alla vita delle persone con disabilità. Mi appare francamente curiosa (oddio, parlo come D’Alema, aiuuuuutooooooo!!!!!!) la pretesa che l’intero consesso delle Nazioni Unite condivida con la Chiesa Cattolica l’idea che il diritto alla vita si applichi anche ai feti e che quindi l’aborto vada proibito tout court. Il principio è stabilito, sarà compito di ogni stato sovrano decidere i termini di applicazione della convenzione. O la parola del Papa deve sempre valere come quella dell’Imperatore dell’Universo?
È da tanto tempo che la Chiesa non è più la mia chiesa, ma temo che di questo passo ogni persona dotata di raziocinio finisca con abbandonarla. Wojtyla era un vero conservatore, ma almeno era guidato dallo spirito immortale dell’Amore. Ratzinger è un reazionario, e mi sembra sia guidato dallo spirito di Nicholas Eymerich.
Chi viene sabato pomeriggio a manifestare a Piazza Pio XII?
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