Lo sapevo. Lo sapevo che prima o poi Berlusconi avrebbe capito. Era così semplice, così facile. Che bisogno c’era di inventarsi tante fandonie, di contraddirsi in pubblico, di dare adito a una campagna giornalistica come quella del gruppo Espresso-Repubblica? Bastava che lo dicesse subito. Che lo ammettesse senza giri di parole, come ha fatto ieri durante il suo discorso all’avvio dei lavori per l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano. “Ci sono in giro un mare di belle figliuole e di imprenditori solidi, e io non sono un santo, lo avete capito tutti. Speriamo che lo capiscano anche quelli di Repubblica”.
Voilà, les jeux sont fait, rien ne va plus! A Roma si dice: “E vaje a dì quarcosa, mo’!”. A parte la meravigliosa allusione sull'imprenditore "solido", che non è stata colta quasi da nessuno, è la linea Sgarbi. Sì, proprio Sgarbi, che con il suo fine eloquio lo aveva anticipato di poche ore (sentitevi la sua intervista a “La Zanzara” di Giuseppe Cruciani, se vi va): “Siccome io credo che la gnocca sia ricostituente, se uno scopa bene, governa bene”. E ancora, Berlusconi dovrebbe dichiarare alla stampa: “Mi piace la gnocca, non rompetemi i coglioni!”.
Suggerimento accolto, e per una volta Silvio è stato più signorile del Vittorio. Conclusione? Agli italiani, alla maggior parte degli italiani, andrà benissimo così. Questa risposta sarà più che sufficiente, e D’Avanzo, con i suoi papielli di domande scomode, ci si può tranquillamente pulire il culo. Perché per gli italiani medi (“ordinary italians”, li chiama l’Economist in uno splendido articolo di questa settimana) l’unico sentimento suscitato da tutta questa storia, alla fine, è l’invidia.
Lo scrive persino Serghiei Ponomariov sulla Komsomolskaya Pravda, che noi italiani dovremmo essere orgogliosi di avere un premier di 72 anni così maschio, così attivo, così uomo.
Voglio dimettermi da italiano. Si può?