Scusate. Forse ho capito male io. O forse ho sentito male. O forse ho letto male. Ma ho cercato su diverse fonti e tutte riportano questa frase detta da Silvio Berlusconi oggi a Messina: “Avevamo previsto il disastro e dato l’avviso. Poi le precipitazioni sono state ancora più intense delle previsioni. E' stato un evento eccezionale”. Scusate. Ho un improvviso mal di testa. Non capisco. Scusate. Cosa cazzo vuol dire: “Avevamo previsto il disastro e dato l’avviso”? Non capisco. E se avevate previsto il disastro e dato l’avviso, com’è che oltre 60 persone sono state inghiottite dal fango? Perché non le avete evacuate in tempo, prima che le precipitazioni diventassero “più intense delle previsioni”? Non capisco. Non capisco e mi sta montando dentro una rabbia cieca e furiosa. Possibile che non fosse possibile fare andare via quella gente da casa loro? Possibile che non li si potesse forzare ad andare a casa di parenti, amici, in alberghi, in conventi, in chiese, in fottuti monasteri, nella fottuta prefettura, nel fottutissimo palazzo della Provincia… ma PRIMA che la montagna violentata dal cemento abusivo venisse giù carica d’acqua e morte? Per quale motivo non si riesce mai ad evitare le tragedie in Italia? Soprattutto nel Sud Italia? Perché? Perché, se il disastro era stato previsto e lo dice il fottutissimo capo del fottutissimo governo di questo fottutissimo paese che odio, odio, odio sempre di più? AVEVAMO PREVISTO IL DISASTRO. Lo avevano previsto. E nonostante la previsione ci sono (a questo momento) 24 morti e 39 dispersi. Complimenti. E se non lo aveste previsto? Ve lo dico io. Sarebbe stato lo stesso, avremmo avuto gli stessi morti, ma forse il dolore sarebbe stato minore. Perché tutti noi sappiamo che non è la pioggia che uccide, in questi casi, ma è l’uomo, l’uomo che costruisce abusivamente. Quindi sono gli stessi messinesi che hanno costruito quelle case, in quel modo, che si sono condannati a morte da soli. E questo è già abbastanza doloroso. Ma dover sopportare anche le parole di un uomo ormai palesemente incapace di intendere e governare, dover sopportare queste parole: A-V-E-V-A-M-O-P-R-E-V-I-S-T-O-I-L-D-I-S-A-S-T-R-O, è troppo. Troppo persino per me che me ne sto tranquillo a casa a Roma, figuriamoci per chi sta a Messina, e spera di ritrovare almeno un cadavere da seppellire cristianamente, per non doverlo lasciare lì, sommerso sotto quel piccolo Vajont siciliano. Ti sono vicino, Esmeralda, ti sono vicino e ti “giuro che la stessa rabbia sto vivendo” (cit.).
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