Il genio politico di Massimo D’Alema condurrà il Partito Democratico dentro l’ennesimo baratro. Alla fine a votare per il PD resteranno solo gli uomini di apparato, che sono ancora tanti ma non credo bastino per vincere le elezioni. Il volere cercare a tutti i costi un asse preferenziale con il cosiddetto Terzo Polo mi appare l’ennesima incredibile cazzata partorita dal cervello di un genio della politica giocata su un tavolo stile Risiko e che non ha ormai nessuna attinenza con la realtà.
Non ritengo di avere un’intelligenza politica particolarmente spiccata (in linea con la mia intelligenza tout-court, una cosa normale…), ma la mia banalissima idea è questa. Il PD avrebbe potuto, grazie alla sua indubbia consistenza numerica, porsi come perno forte di un’alleanza con Vendola e Di Pietro, assumendone la leadership. Fatto e consolidato questo blocco, poi, si poteva eventualmente contrattare coi democristofascisti di Casini, Rutelli e Fini per un’alleanza tattica al fine di liberare l’Italia da Berlusconi e avere una legislatura (una sola, però) di ricostruzione morale della politica italiana. Dopo, ognuno per la sua strada. La sinistra a fare la sinistra, la destra a fare la destra.
Invece no. Anche Bersani è diventato vittima della tafazzista sindrome del “fedeli alla linea anche quando non c’è”, che colpisce regolarmente chiunque provi a guidare (hahahaha!) il PD. Tanto, alla fine, si fa sempre quello che dice D’Alema o quello che dice Veltroni. E si perde sempre. A volte, addirittura, si fa quello che dicono sia D’Alema che Veltroni, contemporaneamente e anche se le cose che dicono sono simili all’apparenza ma diversissime nella sostanza. In questi casi la migliore ipotesi è ritrovare il relitto in fondo alla Fossa delle Marianne.
Buone Feste a tutti, e… mi raccomando!
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