Aridatece er ku klux klan!
Non crediate che a me faccia piacere proseguire il mio cammino giorno dopo giorno in una scia di pessimismo e depressione. Ma quando sento notizie come quella del brutale pestaggio a morte di un ragazzo colpevole di essersi fregato un paio di scatole di biscotti e, per inciso, di avere il colore della pelle scura, beh, scusatemi ma dopo la rabbia e lo sdegno non mi resta che una nuova dose di depressione.
Sarò stronzo, ma nessuno mi leva dalla testa che se Abdoul Guiebre si fosse chiamato Michele Brambilla e avesse avuto la pelle bianca oggi non starebbe in una cella frigorifera dell’obitorio di Milano con il cranio fracassato da una sprangata.
E a me, personalmente, importa pochissimo se i due assassini abbiano o non abbiano gridato “sporco negro” ad Abdoul mentre lo uccidevano a mazzate. Così come mi hanno fatto vomitare sia la pelosa precisazione del fatto che il ragazzo massacrato fosse un “italiano di colore” (come se la cosa fosse stata meno grave se a morire in quel modo fosse stato un immigrato clandestino del Ciad o del Bangladesh) che l’immediata e preventiva precisazione che l’omicidio non avrebbe avuto “motivazioni razziali”. Oscenità, quest’ultima, ribadita addirittura dalla Procura della Repubblica di Milano.
Ma cosa ci si aspetta dagli assassini: che ammettano, sapendo che la motivazione razziale è un’aggravante pesante, che si sono sentiti nel giusto a massacrare quel giovane negro che aveva osato fregarsi un po’ di biscotti? Che ammettano di avere pensato, in quel momento, che questi qui la devono piantare di fregare in casa nostra, che devono stare al loro posto, ‘sti negher del menga? Non lo ammetteranno mai. Ma io mi ci gioco la pensione che certe cose le hanno pensate, eccome.
Ovvio, Abdoul e i suoi amici non avrebbero dovuto rubare nel bar. Ma non mi pare che il furto di biscotti sia un reato punibile con la pena di morte autodeliberata dalle vittime del furto stesso.
Io credo che gran parte della collettività italiana stia vivendo una inespressa questione razziale. Un razzismo subdolo, strisciante, apparentemente placido ma pronto a scattare, fortunatamente ancora molto raramente, in impeti di violenza brutale. Onestamente preferisco il razzismo conclamato in stile Ku Klux Klan: almeno avrei un nemico concreto da combattere davvero.
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