Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Ma dove diamine hanno spostato il Cupolone? O è un clone? Boh?
<Vulvia mode on>
Lo sapevate? La monnezza napoletana che va in gita in Germania col treno non va a finire nei forni crem... pardon, negli inceneritori. I malefici crucchi la prendono e la riciclano!
Non solo li paghiamo una cifra esorbitante per prendersela, la monnezza napoletana, ma quelli ce fanno pure i soldi! Beffe monnezzare! Su Rieducational Channel... .
<Vulvia mode off> Leggete qui per credere (grazie a Maurizio Melandri per la segnalazione).
Io sono un po’ ossessionato dalla monnezza. Sarà perché abito a ridosso della più grande discarica d’Europa, sarà perché sono da sempre un maniaco della raccolta differenziata, sarà perché sono convinto che la gestione sana del ciclo dei rifiuti sia uno dei principali segni di civiltà di un popolo.
Da un mesetto anche nel mio quartiere è iniziata la sperimentazione della raccolta differenziata “brunovespa” (che battuta idiota, ndTrk). La società che gestisce i rifiuti a Roma (l’orrida AMA) ha rifornito tutte le abitazioni con sacchetti di 4 diversi colori (per la carta, per plastica-vetro-alluminio, per i rifiuti non riciclabili e per l’umido – cioè gli scarti alimentari), un paio di vademecum con le istruzioni e via, a tutti il compito di adeguarsi al nuovo regime. I sacchetti si lasciano sotto casa, in giorni ed orari prestabiliti. Solo per la raccolta dei sacchetti dell’umido è stato messo un contenitore per ogni palazzina.
Una cosa normalissima in gran parte d’Italia e nel resto d’Europa, direte voi a ragione. Una rivoluzione copernicana per la mentalità romana. Almeno così pensavo. Io infatti immaginavo il caos; nei miei incubi vedevo cumuli di sacchetti abbandonati nei giorni e negli orari sbagliati, operatori AMA che non passavano a ritirarli creando cumuli putrescenti in perfetto stile “hinteland napoletano”.
Invece no. Funziona. Funziona bene. Funziona quasi benissimo. A parte pochissime eccezioni (io stesso ho sbagliato una volta il giorno della carta ed il mio sacchetto è rimasto lì, ad accusarmi della distrazione) tutti rispettano giorni ed orari. L’AMA passa a ritirare i sacchetti. Non c’è monnezza sotto casa. Non c’è monnezza per strada. Dopo le prime 3 settimane di servizio sono addirittura spariti i cassonetti dalle strade del quartiere.
Sono basito. Allora la gente è capace di comportamenti virtuosi se ne capisce l’utilità, anche in questo cazzo di paese. Per questo la situazione di Napoli e dintorni mi fa incazzare ancora di più.
A Roma, tra l'altro, non siamo molto lontani da una situazione simile a quella di Napoli. La megadiscarica sotto casa mia è da tempo esaurita e si continua a stiparci roba in attesa di soluzioni diverse. Io spero che l’ottimo esempio dato dai quartieri in cui sia sta sperimentando la “brunovespa” (aridànghete, perseverare est diabolicum! ndTrk) faccia decidere a chi di dovere che quella è la strada da percorrere.
Ma tornerò presto sull’argomento “cosa fare della parte che non si può riciclare”. Nel frattempo, buona raccolta a tutti.
Sono combattuto, altalenante ed incoerente, sospeso tra lo stupore di assistere finalmente a relazioni tra maggioranza ed opposizione dettate da un minimo rispetto ed un signorile fair play e la voglia di schiumare rabbia ed inveire contro il truce nano come fa Di Pietro.
Sono anni che questo clima di scontro continuo mi sfianca, mi annoia, mi deprime... Eppure mi sembra che dietro questo improvviso rispetto reciproco ci sia qualcosa sotto, ci sia qualcosa dietro. Il tipico vizio italiano di sinistra, direte voi, e forse avete ragione.
Anche perchè, sotto sotto, dietro tanta disponibilità al dialogo e alla concordia mi sembra che si nasconda - fondamentalmente - una gran presa per il culo, come quella che il presidente del consiglio ha riservato ieri al principale esponente dello schieramento a lui avverso.
Ecco, non solo Berlusconi ce lo ha messo in quel posto, ma adesso si diverte pure a pijacce p'er culo. E il bello è che manco je potemo risponne, dato che non vogliamo alimentare lo scontro. Che depressione, lasciatemelo dire.
Saunade (pr.: sau-nà-gi).
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