Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
È inutile girarci intorno: se un giorno la cosidetta “anomalia” berlusconiana dovesse finire, e forse da ieri siamo un pochino più vicini a quel giorno, essa lascerà spazio all’unica altra forma politica che questo paese è in grado di sostenere: il democristianesimo.
Dal momento della stretta di mano tra Letta ed Alfano – che gli eccezionali titolisti del Manifesto hanno prontamente ribattezzato “Scudo Incrociato” – è stato un florilegio di nostalgici amarcord sui bei tempi in cui l’economia cresceva (mentre si distruggeva l’Italia e se ne minava per sempre l’equilibrio idro-geologico), il governo della nazione era stabile (anche se i culi sopra le poltrone cambiavano ogni 6 mesi in un eterno balletto danzato sempre sulla stessa musica), la gente era ottimista (ma la polizia sparava e uccideva chi scioperava per avere condizioni di vita e di lavoro meno umilianti).
È significativo che Enrico Letta, ieri, abbia citato proprio il periodo tra la nascita della Repubblica e il 1968 come l’era felice della storia italiana. Come dire che l’Italia buona può solo essere l’Italia asservita al potere democristiano, al limite fiancheggiato da un partito socialista piccolo e sostanzialmente succube.
Sono troppo giovane per avere nostalgia degli anni ’70, di cui ricordo anche io soprattutto le bombe fasciste e gli omicidi del partito armato; ma gli anni tra il 1968 e il 1978 hanno rappresentato, probabilmente, l’unico momento della storia italiana in cui la dimensione collettiva, la sensazione di essere parte di una comunità diversa e più ampia di quella della propria famiglia, sia riuscita a sfidare a viso aperto l’individualismo egoista e il familismo amorale così tipici dell’essere italiano. Venendone sconfitta in maniera feroce, brutale, definitiva.
Non ci sono vie di mezzo: l’Italia può solo essere democristiana o fascista. Mettiamocelo in testa una volta per tutte, cerchiamo di convivere con questa verità e facciamocene una ragione.
Io, sulla questione dei migranti che vogliono venire in Europa, la penso esattamente come Andrea Segre.
Leggete questo post e poi ditemi se noi che la pensiamo esattamente in quel modo siamo dei poveri illusi che vivono sulla Luna.
Io sono stufo, arcistufo, nauseato di sentire sui media le vacue cazzate di Alfano e Napolitano sull'esigenza di rafforzare Frontex e le bestemmie inumane di gente come Gianluca Pini, che afferma "quando la Bossi-Fini era applicata DAVVERO, i migranti non arrivavano più a Lampedusa". Bene, pezzo di merda, ti sei mai chiesto che fine facessero quegli esseri umani?)
Non spegnete il cervello. Come dice Pippo Civati, le cose si cambiano, cambiandole. Quando voterete per le elezioni Europee, l'anno prossimo, pensate bene a chi votate e a cosa propone per cambiarlo, questo continente-fortezza sempre meno umano.
Sono stato una volta con A. a vedere la diga del Vajont.
Non ho potuto attraversarla, ma ci sono passato accanto a piedi e l'ho osservata da più punti, dal lato dell'invaso e da quello dello strapiombo. Fu un'esperienza molto forte, difficile da spiegare.
Mi apparve per quello che è: un maestoso capolavoro dell'ingegneria e della maestria umana. Rimasta in piedi nonostante le sollecitazioni quasi 10 volte superiori a quelle previste dal progetto.
Peccato che fosse stata tirata su, consapevolmente e con piena conoscenza delle probabilissime tragiche conseguenze, nel posto più sbagliato che si potesse immaginare. In nome del profitto della SADE e di chi la dirigeva, che possano marcire all'inferno per sempre.
Potremmo davvero essere a un punto di svolta storico per la gestione dei rifiuti a Roma: 10 anni fa al "modello San Francisco" ci credevano solo pochi pazzi, tra cui Sergio Apollonio e Maurizio Melandri del Comitato Cittadini di Malagrotta. Oggi la questione è sul tavolo del Sindaco e dell'Assessore all'Ambiente. Io ormai non credo più a nulla se non lo vedo, ma lasciatemi esprimere, per una volta, un po' di sano e ingenuo ottimismo.
Comunicato diffuso il 9.10.2013 dal Comitato Cittadini di Malagrotta.
Il sindaco Ignazio Marino, l’ Assessore all’ Ambiente Estella Marino., la Presidente del Municipio Roma XII Cristina Maltese (Municipio che, come noto, comprende anche l’ area di Malagrotta – Valle Galeria), insieme a funzionari del Dipartimento Ambiente e a rappresentanti dei Comitati cittadini della Valle Galeria , che fanno parte dell’ Osservatorio Ambientale Partecipato del XII Municipio - hanno avuto ieri un incontro di particolare e forse decisiva importanza per l’ evoluzione dell’ intero ciclo di gestione dei rifiuti della Capitale e della Provincia di Roma nel dopo-Malagrotta.
Il sindaco ha seguito infatti con grande attenzione l’ esposizione dettagliata e documentata del Programma Rifiuti Zero di San Francisco, per molti aspetti un programma rivoluzionario dal punto di vista ambientale. Jack Macy, responsabile del Programma per la città e la Contea di San Francisco, che coinvolge oltre sei milioni di persone, ha detto che il programma dà priorità assoluta alle esigenze dell’ ambiente e alla necessità di ridurre al minimo e progressivamente eliminare del tutto le emissioni inquinanti e l’ effetto serra, che discariche e inceneritori contribuiscono a produrre. Allo scopo di realizzare una gestione ambientalmente sostenibile dei rifiuti il programma di San Francisco applica rigorosamente e ad oltranza il metodo della raccolta differenziata spinta porta a porta sull’ intera area urbana della città e della Contea. Alla raccolta differenziata domiciliare si aggiunge poi l’ indispensabile impiantistica del riciclo dei materiali e del compostaggio dell’ organico. Il compost di qualità che viene prodotto - ha sottolineato Macy - è particolarmente apprezzato dagli agricoltori californiani, che lo utilizzano largamente per la produzione vinicola.
Da notare inoltre l’’ indicazione di un preciso obiettivo temporale, un vero e proprio traguardo per la strategia rifiuti zero, che si esprime in estrema sintesi in questi termini : ENTRO IL 2020, ZERO RIFIUTI NELLE DISCARICHE E ZERO RIFIUTI NEGLI INCENERITORIi Un tale traguardo risponde all’ esigenza, anche politicamente valida e sottoscrivibile, di un obiettivo preciso e quantificabile, che serva a mobilitare e concentrare gli sforzi collettivi verso una meta finale di gestione totalmente sostenibile dei rifiuti dal punto di vista ambientale. Il concetto del ciclo di vita dei materiali e del rifiuto quale materia prima seconda è basilare nella strategia rifiuti zero, che è anche improntata alla necessità della creazione di posti di lavoro (è infatti una strategia fortemente “labor intensive”).
Nel messaggio inviato al sindaco Marino prima del suo arrivo nella Capitale Jack Macy aveva proposto una collaborazione fra l’illustre città californiana e la capitale italiana per la realizzazione di un ciclo di gestione dei rifiuti condiviso fra le due città nei principi ispiratori e negli orientamenti di fondo. Ciò è particolarmente giustificato e necessario ora, ha detto, dopo che con la chiusura totale e definitiva - perché tale dovrà essere - della discarica di Malagrotta si è chiusa un’ epoca di gestione dei rifiuti, che è stata contrassegnata dal dominio assoluto e schiacciante della discarica, che è di per se stessa la negazione della sostenibilità ambientale. Ora è necessario avviare un ciclo di gestione dei rifiuti completamente nuovo e diverso dal “sistema Malagrotta”.
Il giorno prima della riunione con il sindaco di Roma, Jack Macy ha partecipato ad una riunione nella sede dell’ AMA con il Presidente Piergiorgio Benevenuti, il Direttore generale Giovanni Fiscon, i direttori operativi e i componenti del Consiglio di Amministrazione di AMA S. p. A. Sono state esaminate le problematiche relative al grande impegno dell’ AMA per accelerare l’ avvio della raccolta differenziata porta a porta nei quartieri della Capitale e le criticità esistenti in relazione all’ impiantistica del compostaggio, la cui realizzazione è particolarmente urgente, data la necessità di procedere quanto prima alla raccolta differenziata dell’ organico su tutta Roma. Nell’ ambito delle possibili iniziative comuni fra San Francisco e Roma è stata evocata una collaborazione per la commercializzazione del compost che sarà prodotto dall’ impianto di Maccarese e una reciproca certificazione di qualità del compost fra le due Amministrazioni.
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