Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Alla cortese attenzione della presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia.
Dottoressa Marcegaglia, posso darle, con molta umiltà, un consiglio? La prossima volta che dovrà recarsi in visita a Palazzo Grazioli, si presenti meno vaporosa, un po’ ingobbita, senza trucco e con abiti sgualciti. Forse il padrone di casa non le squadrerà la scollatura e le gambe e invece ascolterà quello che ha da dirgli. Anche se temo che qualche commesso la annuncerà riferendo “C’è una sciattona qui fuori che le vuole parlare”, precludendole l’accesso al cospetto dell’imperatore.
Auguri, cordiali saluti.
Alla signora Anna Palumbo, mamma di Noemi Letizia.
Gentile Signora Palumbo, più volte, in queste settimane, mi sono chiesto come lei stesse vivendo l’assurda vicenda che sta travolgendo sua figlia, la sua famiglia, l’Italia intera. Mi chiedo se riesca a cogliere la cupa grandezza di ciò che le sta accadendo intorno o se, come credo, sia chiusa nella sua preoccupazione di madre che vede la giovane figlia al centro di un caso potenzialmente devastante per il futuro politico del paese. E mi sono chiesto, glielo dico con franchezza ed onestà, come mai la sua figura sia rimasta così ai margini dell’intera vicenda. Sono sicuro che lei sarebbe in grado di spiegare le cose meglio e in maniera più convincente di suo marito Benedetto, il quale – scusi se glielo dico – ogni volta che apre bocca fa più danni di Carlo in Francia... (se poi qualcuno mi dice chi era 'sto Carlo... ma andiamo avanti, scusi signora Palumbo). Il presidente del consiglio non risponderà mai alle domande poste da “La Repubblica”, questo lo sappiamo tutti. Ma lei, sicuramente, ad alcune di quelle domande potrebbe dare delle risposte altrettanto esaurienti, sicuramente più attendibili. Ci pensi, lo faccia innanzitutto nell’interesse di sua figlia Noemi.
La saluto con sincera vicinanza di spirito.
Ci sono cose più importanti, nella vita, della divisa della nazionale italiana di calcio, lo so. Però il suo disfacimento cromatico, iniziato da qualche anno, è ormai arrivato a tali livelli da farmi credere che sia gli stilisti della Puma che i responsabili della FIGC siano daltonici, ciechi o entrambe le cose insieme.
Già il progressivo scolorimento della maglia dall’azzurro intenso e vivo (che sarà anche un retaggio savoiardo, ma era IL colore della maglia della Nazionale) al celeste sbiadito di oggi (con tutto il rispetto, è una copia della maglietta della Lazio, ormai...) mi urta parecchio.
Ma vogliamo parlare dei calzoncini e dei calzettoni sfoggiati in Sudafrica in questi giorni dai nostri pedatori presi a pedate dall’Egitto? Io non volevo credere ai miei occhi, quando ieri sera tardi mi sono sintonizzato per vedere gli ultimi 5 minuti della partita. Ho anche imprecato contro il mio televisore, la cui definizione dei colori pareva essersene andata bellamente a puttane.
Poi ho capito che il nuovo completo della nazionale italiana di calcio è celeste e marrone. Come le meravigliose cravattone a lenzuolo degli anni 70. Come i combinati giacca-camicia-cravatta maron-celeste-maron di Fantozziana memoria. Cos’è, un revival di moda? Una istigazione alla bestemmia preventiva? Come se non bastassero già quelle sciorinate durante le sempre esaltanti prestazione dei Celestini, come sagacemente li ha già ribattezzati da qualche anno il sempre grande Vittorio Zucconi...
A me è venuto il sospetto che la scelta dei colori della nazionale sia stata appaltata alla stessa ditta che in un bellissimo episodio di South Park rivela che le battute della serie “Family Guy” (da noi: I Griffin) siano in realtà freddure idiote scelte a caso da alcuni cetacei giganteschi chiusi in un’enorme vasca-acquario. Colori scelti a cazzo di balena, insomma...
Secondo me Buffon sta consolando Cannavaro non per la sconfitta contro gli El-Cairo Pharaos, ma per la cagata di divisa che è costretto ad indossare. E, se vedete bene il replay del gol segnato dall’egiziano Homos, De Rossi salta a vuoto perché si è appena guardato i calzoncini e ha pensato “Ma guarda te che roba m’hanno dato da mettemme...”.
How happy is the blameless vestal's lot! The world forgetting, by the world forgot. Eternal sunshine of the spotless mind! Each pray'r accepted, and each wish resign'd.
Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale! Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata. Infinita letizia della mente candida! Accettata ogni preghiera e rifiutato ogni desiderio.
Alexander Pope, dal poema "Eliosa to Abelard" (1717)
Ho iniziato. Finalmente sono riuscito ad iniziare.
E non è un caso, non può essere solo una coincidenza, che questo nuovo inizio avvenga il giorno successivo all’uscita da casa mia delle sue ultime cose. “Ti si sarà svuotata casa”, m’ha detto mamma al telefono ieri sera, aggiungendo subito dopo “Beh, starai più largo”. Sì, starò più largo, avrò nuovi spazi da riempire di oggetti e pensieri, occuperò angoli che non erano miei.
Ma sono sicuro che, per quanto la scansione di ogni angolo della casa sia stata piuttosto accurata, continuerò a trovare cose sue. Le troverò negli angoli impensati, rifugiate tra i vestiti, la biancheria, i libri o i documenti di casa, come bambini mai stanchi di giocare a nascondino. E sono certo che, quando le troverò, non avrò più la reazione rabbiosa che ho avuto quando ho visto il suo orologio da parete ancora al suo posto in cucina, il giorno dopo una delle numerose puntate del trasloco. Era lì, dove era normale che fosse, dove però non volevo più che fosse. È partito anche lui ieri mattina. Ne comprerò un altro, sicuramente lo stesso modello Ikea, perché mi piace moltissimo quell’orologio. Ma non volevo più avere in casa quell’orologio. È strana la testa della gente, lo so. E la mia non fa eccezione.
E poi, a pensarci bene, continuerò a trovare cose sue perché casa è ancora piena dei regali che mi ha fatto e di cose “nostre” che non hanno preso la via d’uscita. Cose che uso tutti i giorni, che tocco e che mi parlano incessantemente della nostra storia finita. Ho provato a limitarne il numero e ad occultarle in fondo ai cassetti, ma farle sparire tutte era impossibile. Del resto non ho nessuna intenzione di eliminarle del tutto. Perché “il nostro amore non merita rancori né stupide rivalse”, e quando le ferite dell’abbandono (e delle relative conseguenze) si saranno rimarginate, quegli oggetti saranno lì a testimoniare un pezzo importante della mia esistenza, un grande amore sincero.
Sto cercando di ridare un ordine e un senso alla mia vita. Sto cercando di ricominciare, partendo da me stesso. Chi mi conosce sa quanto difficile sia la sfida. Ma varrà pur la pena di scendere in campo e giocare, o no?
Da questa settimana, ogni 15 giorni circa, la terna vincente del Tracca elaborata dal Dr. Nick Franken. Arrotondate a piacere e giocateli sulla ruota che preferite!
46,6
58,8
21,6
A grande richiesta, torna la terna vincente del Tracca elaborata dal Dr. Nick Franken. Come già detto, arrotondate a piacere e giocateli sulla ruota che preferite!
Da oggi, anche con numero Jolly che, essendo superiore a 90, va scomposto a piacere e giocato alternando le cifre ottenute! Es.: numero Jolly della settimana: 124. Combinazioni possibili: 90 e 34, 57 e 67, 48 e 76 ecc. ecc.
43,9
58,5
21,6
Numero Jolly: 124,0
La prossima settimana: edizione speciale dell'estrazione prima della pausa agostana, non mancate l'appuntamento con la fortuna!
Lo sapevo. Lo sapevo che prima o poi Berlusconi avrebbe capito. Era così semplice, così facile. Che bisogno c’era di inventarsi tante fandonie, di contraddirsi in pubblico, di dare adito a una campagna giornalistica come quella del gruppo Espresso-Repubblica? Bastava che lo dicesse subito. Che lo ammettesse senza giri di parole, come ha fatto ieri durante il suo discorso all’avvio dei lavori per l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano. “Ci sono in giro un mare di belle figliuole e di imprenditori solidi, e io non sono un santo, lo avete capito tutti. Speriamo che lo capiscano anche quelli di Repubblica”.
Voilà, les jeux sont fait, rien ne va plus! A Roma si dice: “E vaje a dì quarcosa, mo’!”. A parte la meravigliosa allusione sull'imprenditore "solido", che non è stata colta quasi da nessuno, è la linea Sgarbi. Sì, proprio Sgarbi, che con il suo fine eloquio lo aveva anticipato di poche ore (sentitevi la sua intervista a “La Zanzara” di Giuseppe Cruciani, se vi va): “Siccome io credo che la gnocca sia ricostituente, se uno scopa bene, governa bene”. E ancora, Berlusconi dovrebbe dichiarare alla stampa: “Mi piace la gnocca, non rompetemi i coglioni!”.
Suggerimento accolto, e per una volta Silvio è stato più signorile del Vittorio. Conclusione? Agli italiani, alla maggior parte degli italiani, andrà benissimo così. Questa risposta sarà più che sufficiente, e D’Avanzo, con i suoi papielli di domande scomode, ci si può tranquillamente pulire il culo. Perché per gli italiani medi (“ordinary italians”, li chiama l’Economist in uno splendido articolo di questa settimana) l’unico sentimento suscitato da tutta questa storia, alla fine, è l’invidia.
Lo scrive persino Serghiei Ponomariov sulla Komsomolskaya Pravda, che noi italiani dovremmo essere orgogliosi di avere un premier di 72 anni così maschio, così attivo, così uomo.
Voglio dimettermi da italiano. Si può?
Come promesso, torna la terna vincente del Tracca elaborata dal Dr. Nick Franken prima della pausa agostana. Giocateveli al Superenalotto (e ricordatevi del Tracca se vincete i 100 e passa milioni di euro...)
43,0
56,5
23,9
Numero Jolly: 123,4
Buone vacanze a tutti, prossima estrazione a metà settembre!
Una delle tante belle canzoni degli OfflagaDiscoPax, una delle più belle, si chiama “Sensibile” e parla di Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, dei loro omicidi, delle loro condanne, del fatto che la Mambro abbia definito in un’aula di tribunale l’uomo della sua vita, Fioravanti appunto, come “l’uomo più sensibile che avesse mai conosciuto”.
Giustamente inorridito da tanta assurdità, Max Collini rivendica il loro (e il mio, per quel che conta) modo di essere sensibili, convenzionalmente chiamato “neosensibilismo”, che per nessun motivo può essere confuso con quello di un uomo che ha fatto della violenza gratuita e della furia omicida una ragione di vita, un uomo che è stato condannato in via definitva anche per la strage di Bologna. Il fatto che Fioravanti e Mambro abbiano sempre negato il loro coinvolgimento in quella pagina nerissima della nostra storia, al contrario degli altri omicidi rivendicati e confessati, non conta. Non conta per nessuno e soprattutto non conta per la legge. “Sensibile” si conclude con l’amara constatazione che entrambi i coniugi Fioravanti sono fuori di galera, e che quindi, al momento, vincono due a zero.
Il vantaggio si è ora allargato. Giusva Fioravanti oggi è un uomo completamente libero. A 51 anni ha la possibilità di ricominciare da capo, non ha più conti da saldare con la giustizia italiana. Quindi in Italia anche l’ergastolo è in realtà un “ergastolo relativo”. Anche molti ergastoli attribuiti a una sola persona sono “ergastoli relativi”. Sia chiaro: io ho sempre pensato che il carcere non debba servire come punizione assoluta ma come processo di reinserimento di una persona nella società. Anche di un pluriergastolano. Quindi il cervello mi dice che se Giusva Fioravanti ha estinto la sua pena è giusto che abbia la possibilità di rifarsi una vita insieme a Francesca Mambro.
Ma poi, come spesso mi capita in questi ultimi mesi, decido di mandare affanculo la mia parte razionale e logica, lasciando che i miei pensieri trovino libero sfogo e nessuna (auto)censura.
E allora penso che le condanne definitive per alcuni reati non dovrebbero prevedere né ravvedimenti né riduzioni di pena. Penso che gli omicidi seriali, le stragi, il macello di vittime innocenti che avevano la sola colpa di essere in attesa di un treno per le vacanze non dovrebbero MAI prevedere l’estinzione della pena, MAI, in nessun caso.
Non chiedo né la pena di morte né il “buttare via la chiave”. Niente affatto. A me può stare benissimo che uno come Giusva Fioravanti, dopo tanti anni, possa lavorare fuori dal carcere, che possa usufruire di permessi in cui vedersi con la moglie e dare libero sfogo a tutta la sua sensibilità repressa in carcere. Ma casa sua deve restare la galera. Fino alla morte. Il fatto che possa tornare libero, completamente libero, senza alcun obbligo, dopo una serie di condanne definitive per omicidio e strage più lunga dell’elenco dei dietologi che ho conosciuto negli ultimi 20 anni… Semplicemente mi inorridisce. Mi fa orrore. Mi fa venire voglia di urlare. Mi fa venire voglia di riascoltare per la millesima volta “Sensibile” e piangere. Piangere per le vittime della più orribile strage di stato mai vista in Italia (sarò un vecchio rincoglionito, ma tali per me restano tutte le stragi nere degli anni 70) e tirare fuori dalle viscere tutto il mio “neosensibilismo”.
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