Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
<Vulvia mode on>
Lo sapevate? La monnezza napoletana che va in gita in Germania col treno non va a finire nei forni crem... pardon, negli inceneritori. I malefici crucchi la prendono e la riciclano!
Non solo li paghiamo una cifra esorbitante per prendersela, la monnezza napoletana, ma quelli ce fanno pure i soldi! Beffe monnezzare! Su Rieducational Channel... .
<Vulvia mode off> Leggete qui per credere (grazie a Maurizio Melandri per la segnalazione).
Barack Obama sarà il candidato presidente del partito democratico nelle elezioni USA di novembre. Una scelta storica, la prima volta di un candidato afroamericano: una vera occasione di svolta per la politica mondiale!
Ora resta da scegliere il vice per completare il ticket che sfiderà John Mc Cain. Tanti nomi sul piatto, da Hillary Clinton a John Edwards o Bill Richardson...
Io, nel mio piccolo, vorrei suggerirgli il candidato ideale. E' bianco, è democratico, è abbastanza giovane, ama il basket ed è radicato territorialmente nelle regioni centrali del paese. Avete già capito di chi parlo, eh? Ma certo, del nostro Walterone nazionale, di chi altri?!? Un bel ticket Obama-Veltroni!
Come dite? Non si può? E perchè? Perchè non è americano? Ma come, io che credevo... Ah, è la Melandri che... Vabbè, dite a Giovanna che facesse un magheggio col passapor... Ah, non si può proprio? Peccato... Ma Napo Orso Capo? Nemmeno? Che palle, quanta poca fantasia, 'sta politica mondiale... Uff!
E poi, poi, guardate: sono già un tutt'uno, sono la simbiosi ideale! (immagine tratta dal blog quintoelemento.controradio.com)
(Thanks to Krnp for the suggestion)
Non ho mai amato particolarmente Roberto Donadoni, pur rispettandolo moltissimo come calciatore e come tecnico (al Livorno, alla prima esperienza da allenatore in serie A, aveva fatto cose fantastiche). Obiettivamente, prima e durante questo Europeo ha fatto qualche scelta sbagliata. Ma fa parte del suo lavoro e, alla fine, Donadoni ha portato la Nazionale agli Europei ed è uscito ai quarti di finale ai rigori. Nulla di esaltante, ma nemmeno una tragedia sportiva stile Corea 1966.
Roberto Donadoni non meritava di essere scaricato come una cassetta di kiwi marci nell’angolo buio dei mercati generali dell’italico pallone. Non meritava di vivere l’esperienza di un torneo così importante con il fantasma del viareggino (che sarà pure il CT campione del mondo, ma per me resta la quintessenza della peggiore juventinità) costantemente sopra la testa.
Roberto Donadoni è una persona perbene e corretta, ed è stato trattato come accade assai sovente alle persone perbene e corrette in Italia: finchè servono gli si sorride davanti e gli si sparla alle spalle, quando non servono più gli si infila una bella trave d’acciaio nel culo e li si manda a cagare. Provateci voi a cagare una trave d’acciaio.
Non ho mai amato particolarmente Roberto Donadoni, ma da oggi gli voglio bene.
Con un po’ di sana spocchia sinistrorsa, io mi spaccio per uno che guarda poca televisione.
La verità è che ci sono alcuni programmi, in particolare alcune serie, che mi ingarellano parecchio (per usare una terminologia scientifica, eh?). Amo i Simpsons e South Park, mi intriga il Dr. House e adoro la serie originale della Famiglia Addams, per non citare l'immenso Monty Python’s Flying Circus.
Dallo scorso anno mi sono innamorato di Boris, la "fuoriserie italiana" in onda su Fox, visibile solo su piattaforma Sky. La trovo una delle cose più divertenti, originali e profonde (?!?) scritte per la tv italiana da parecchi anni a questa parte. Per chi non la conoscesse affatto, narra le vicende che accadono sul set di una fiction di genere sentimental-ospedaliero, chiamata “Gli occhi del cuore”. Un esperimento di fiction nella fiction, nella scia della migliore tradizione teatral-cinematografica...
Bene, ho sempre pensato che le figure quasi caricaturali di registi, attori, attrici, tecnici e stagisti che ruotano intorno alla serie “Gli occhi del cuore” fossero volutamente e forzatamente esagerate. Mi sembrava impossibile pensare che la realtà della tv italiana, per quanto squallida, potesse raggiungere tali vette di abominio.
E invece no. Magari la tv italiana fosse “pulita” come quella che racconta Boris. Lì al massimo si fa riferimento a qualche senatore, marito o padre dell’attricetta di turno da piazzare nella fiction. Nella realtà italiana, come apprendiamo in questi giorni, il principale piazzista di gnocca in tv è l’attuale Presidente del Consiglio, che evidentemente, dopo aver deciso i destini suoi e del paese, trova anche il tempo di tessere queste relazioni fondamentali per il futuro della nazione (o forse i termini della questione andrebbero invertiti...).
Vivere in Italia è sempre una sorpresa, la realtà è sempre assai più stupefacente della fantasia. Buona visione a tutti.
L’inflazione galoppa. E se al pane e alla pasta posso rinunciare, mi è più difficile farlo per il gasolio, il vero principe dei prezzi al consumo in questi ultimi anni. Ogni pieno è un bagno di sangue. E non ditemi di comprare una macchina a GPL o metano, perché al momento non posso permettermi un’auto nuova. E poi sono sicuro che tra 3 o 4 anni anche il gas supererà il costo di un euro al chilo, vogliamo scommettere?
Eppure ci sono altri oggetti il cui prezzo è inspiegabilmente, assurdamente alto. Oggi mi concentrerò sulla categoria: accessori per la stanza da bagno o, per dirla con linguaggio più vicino al popolo, cose pe’ er cesso.
Sarà che noi romani siamo fuorviati dal fatto di chiamare “cesso” la stanza da bagno. Cesso è un termine intriso di negatività, di sudicia bassezza. Nonostante ciò siamo abituati a dire: “Vado ar cesso”, pure se stiamo dentro casa nostra e non solo nell’atrio della Stazione Tiburtina o sulla gradinata dello Stadio Olimpico.
Sarà quindi dovuto a una prospettiva esistenziale sbagliata, ma anche se cambio prospettiva e penso al bagno di casa mia come ad una linda e pinta “salle de bain” da albergo 5 stelle lusso (come poi in realtà è), 35 euro per uno scopino della tazza der cesso mi sembrano una pura follia.
35 euro? 70 sacchi?* Guardate che non sono stato a cercare uno scopino in qualche boutique di sanitari per gente ricca, ma da LERUÀ MERLEN, er discount der faidatè. Andateci, se non ci credete: trovare uno scopino per la tazza del cesso che non sia fatto di plastica misera e triste come una fogna di Calcutta a meno di 35 euro è impossibile! Alla fine mi sono adattato e ne ho comprato uno di plastica misera e triste, perché a certi ricatti da status symbol di merda non voglio sottostare. Ma la sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto mi è rimasta.
Vogliamo parlare anche di quanto costano (perdonate l’insistenza) le tavolette del cesso? Parliamone...
*sacco: arcaica unità di misura monetaria romana, pari a Lire 1.000.
Ho sempre ammirato e rispettato moltissimo Beppino Englaro per il modo forte, civile e umano con cui ha combattuto, in tutti questi anni, la battaglia per la dignità di sua figlia Eluana. Oggi, in una intervista a Radio 24, ha detto – col suo tono pacato ma fermissimo di sempre – una cosa che nella sua semplicità è rivoluzionaria.
L’ottimo giornalista Alessandro Milan gli ha chiesto cosa pensasse dei commenti del Vaticano e di monsignor Fisichella sulla decisione del tribunale di lasciar finalmente libera Eluana di terminare la sua esistenza vegetativa, decisione che la Chiesa Cattolica giudica alla stregua dell’eutanasia.
La risposta di Beppino Englaro è stata: “Quello che dice il Vaticano vale per il Vaticano, quello che diceva mia figlia vale per mia figlia”.
Semplice, lineare, logico, corretto, libero, laico. Tutto ciò che questo nostro povero paese è sempre meno.
Già altre volte ho avuto modo di esprimere qualche idea piuttosto cattiva riguardo la situazione incresciosa e scandalosa di Alitalia.
Io penso che mandare a ramengo la trattativa con Air France KLM sia stato il più crudele atto di miope sado-masochismo operato da un ensemble improbabile formato da chi oggi governa il paese (e che all’epoca della rottura era ancora all'opposizione) e dai mille sindacati grandi e piccoli che hanno in gran parte deciso, nei decenni, l’amaro destino di Alitalia.
Solo un’accolita di stolidi adoratori del Marchese De Sade poteva dire no ad un’offerta in cui si manteneva viva una compagnia in putrefazione da almeno 15 anni, si garantiva un’uscita morbida (2 anni di stipendio pagato al 100%!) ad un paio di migliaia di lavoratori in eccesso, si inseriva stabilmente Alitalia nel principale gruppo di trasporto aereo europeo.
Ma non si poteva. Eh, no, c'era da difendere il mantenimento dei livelli occupazionali... C'era da difendere l’italianità della compagnia... Sarebbe arrivata la salvifica cordata italiana... E allora affanculo i franco-olandesi e viva l'Italia, l'Italia della cordata! Che a me puzzava tanto di corda(ta) insaponata...
Ora, va bene che La Repubblica è il principale partito di opposizione di questo paese, ma se le notizie riportate oggi qui sono vere, si prospetta per Alitalia la fine che da molti anni era prevedibile.
Il fallimento.
Poi arriverà il resto. La liquidazione del liquidabile (ma gli MD80 non troveranno un acquirente nemmeno su E-bay, vsito quello che consumano). La cosidetta rinascita. Gli aeromobili in leasing. Quattromila (4.000!!!) esuberi e altrettanti lavoratori da esternalizzare. Contratti di lavoro in linea con gli standard degli altri vettori europei. Insomma, una compagnia che abbia una qualche chance di esistere anche tra qualche anno, senza aiuti di stato più o meno mascherati da prestiti ponte.
Queste cose le potevo decidere io da solo, non c'era bisogno né della cordata insaponata, né dei super-advisor.
I sindacati si accorgeranno presto che hanno fatto una cazzata enorme a rifiutare l’offerta Air France KLM e a credere alle bolle di sapone colorate soffiate in giro durante la campagna elettorale.
E se ne accorgeranno quei poveracci che hanno comprato biglietti Alitalia per le vacanze di agosto o, al limite, per i viaggi di settembre. Cari amici, posso darvi un consiglio? Cancellate le prenotazioni, se potete. Se questo è davvero il piano per il “rilancio” di Alitalia, tra qualche giorno o qualche settimana al massimo qui scoppierà il caos, ma quello vero.
Fino al giorno in cui i voli non si alzeranno più. Non per gli scioperi selvaggi di piloti e assistenti di volo che sentiranno il terreno franare sotto i loro eleganti trolley, ma perché la festa sarà finita. Questa volta per davvero.
Se fossi Spinetta, perdonate la volgarità, mi starei preparando ad un mega raspone a due mano. E invece sono solo infinitamente triste e scoraggiato. Ma fiero della salvaguardata italianità del nostro miserevole fallimento.
Ho mille pensieri che mi frullano per la testa in questi giorni di Agosto, ma pochissima voglia di mettermi a tavolino e lasciare che i gas fermentino nel cervello ed escano liberatori.
Per esempio, non capisco questa mania dei media di parlare sempre con "rammarico" delle medaglie d'argento vinte dagli atleti italiani alle Olimpiadi di Pechino. Medaglie d'argento, eh, mica di cacca! Specchio della bassissima cultura sportiva (che vuol dire poi, in fondo, cultura civica) di questa disgraziata nazione.
Non capisco nemmeno perché, non appena il calendario segna il primo agosto, la parola d'ordine della politica, della società, di tutto il paese sia "rimandare a settembre". Vogliamo passare vacanze senza pensieri? Bene. Intanto scoppia una guerra nel Caucaso, Alitalia continua a marciare verso il baratro (lo showdown è solo rimandato a settembre, statene pur certi), Eluana Englaro continua a vegetare nel suo letto... Ma l'importante è non pensarci, l'importante è prendere tempo, prendere fiato, rimandare...
Beh, allora buone vacanze anche a me, buone vacanze a tutti voi che le fate, buon agosto a tutti voi che non le fate, per necessità o per scelta.
Ci si sente a settembre, quando la bolla d'incoscienza collettiva mostrerà qualche crepa e, bene o male, anche l'Italia tornerà nella dimensione della vita vera.
Anno di matrimoni, questo 2008. Si è sposato mio fratello (a giugno, nella Città del Vaticano), si sono sposati due cari amici (ad agosto, ad Oristano), tra poco si sposa uno dei miei migliori amici di sempre (a fine settembre, a Roma). Anno di figli, inoltre, in arrivo o già arrivati, e non sempre da parte di chi è convolato a nozze... ;)
Ma c’è dell’altro: proprio oggi, con la mia amica BB, inizia il gran tour del passaggio agli –anta, che nel giro di pochi mesi vedrà un clamoroso aumento del consumo di ansiolitici da parte di molte delle persone a me più vicine. Tutti splendidi quarantenni, eh, ci mancherebbe... ma con un’ansia di fondo che serpeggia più o meno consapevole tra le righe dei nostri giorni.
Non sto cercando un filo comune tra tutte queste belle notizie (sì, nonostante l’ansia è bello anche avvicinarsi al traguardo dei 40, ve lo garantisco). Sono tutte cose che mi rallegrano, davvero.
Il problema è che mi sembra vagamente eroico il volere affrontare tutto ciò nell’Italia di oggi, paese che mi deprime sempre più. Soprattutto quando si ha occasione di vedere che una vita diversa, un’organizzazione diversa, uno stile diverso, una dinamica tranquillità nella costruzione della società sono possibili. I 6 giorni passati a Berlino nello scorso mese sono stati da questo punto di vista bellissimi e allo stesso tempo disperanti: perché vent’anni fa Berlino era ancora la città del muro, povera ma affascinante nella sua decadenza, mentre oggi è un esempio di vivibilità, efficienza, entusiasmo, vitalità. Qui da noi il muro, in questi 20 anni, ce lo siamo costruiti in testa, limitando il nostro cammino ad un corridoio senza orizzonte, in cui c’è spazio per noi e, occasionalmente, per pochi altri.
Mio padre ripete spesso, in questi giorni, l’acronimo SMM: stamo messi male. Il problema vero è che non vedo come potemo mettesse almeno un po’ mejo.
Quod non fecit Ratzinger, Formigoni fecerunt.
(sì, lo so che "fecerunt" è plurale, ma anche Formigoni, in quanto rappresentante della Regione Lombardia, lo è... sarete così magnanimi da concedermi una licenza grammaticale? ).
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